4 dicembre 2014

Guarda come sembrano tranquilli, ma dentro... casino casino casino! (cit.)


Una delle cose che da sempre stuzzica la mia curiosità è l'ingegno con il quale certe persone, mosse da necessità, desiderio o semplice passione, riescono a raggiungere un obiettivo che si sono prefissate.

Sarà che -raramente- riesce anche a me (:-P), ma vedere dove sono arrivati alcuni di loro mi riempie di orgoglio. Orgoglio che nasce dalla consapevolezza di sapere che è possibile superare ostacoli e difficoltà utilizzando modi e mondi alternativi: pensare in modo diverso.

Qualche settimana fa, ad inizio ottobre, ho buttato giù un'analisi di quello che è e sarà il mercato hardware e software da qui ai prossimi mesi, o anni. Ho sicuramente tralasciato molti aspetti, ma sono abbastanza convinto di aver trattato tutti i punti chiave.

Eppure, ora, sono di nuovo qui a parlarne con voi. Perché?
Oggi voglio affrontare una serie di tematiche che da un po' di tempo stanno aprendo nuove possibilità e frontiere, e stanno anche ribaltando quello che tradizionalmente è considerato essere il mercato.

Oggi parliamo di Open Hardware, Stampa 3D, Crowd-funding e DIY!
Insomma, dei Makers.

La storia che sto per raccontarvi, per una volta, è tutta italiana. O per lo meno lo era inizialmente.

Siamo nei primi anni 2000 e gli studenti di un istituto di formazione post-dottorale con sede ad Ivrea, fondato da Olivetti e Telecom Italia, l'Interaction Design Insitute d'Ivrea (IDII), lavorano per i loro corsi di studio con i Basic Stamp.


Fondamentalmente, un Basic Stamp è un microcontroller con un interprete BASIC specializzato (PBASIC) integrato nella ROM. Costruito dalla Parallax Inc., esso era popolare tra gli appassionati di elettronica già dai primi anni '90, grazie alla facilità di utilizzo (sfrutta il semplice linguaggio BASIC appunto) e ad una documentazione veramente eccellente.

Alcuni di quegli studenti dell'IDII sono anche soliti incontrarsi dopo i corsi in un bar della città, chiamato Arduino, il quale prende il nome da Arduino d'Ivrea che fu Re d'Italia (più propriamente Re degli Italici) tra il 1002 ed il 1014.

Il Basic Stamp ha un costo di circa 100$ ed è considerabile decisamente poco economico, soprattutto in un ambiente studentesco, inoltre ha dei limiti dovuti all'uso stesso del linguaggio BASIC.

Per questi motivi Massimo Banzi, professore associato nell'Istituto, vuole realizzare una versione di quel microcontroller più leggera, meno costosa e più potente: questa non deve costare più di 30$ per poter essere accessibile agli studenti.


Grazie alla reti di contatti del docente e al lavoro di un suo studente colombiano, Hernando Barragán, si arriva ad un primo prototipo chiamato Wiring, che comprende sia un IDE user-friendly sia un circuito pronto per l'uso -programmabile dall'IDE-.

Siamo nel 2005 e la scuola -che opera dal 2001- purtroppo sta terminando i fondi.
Telecom Italia non è più interessata a finanziare l'Istituto, e non rinnova il contratto: l'IDII chiude.

Tutto il lavoro svolto finora morirà?

Banzi crede fermamente nell'open-source. Egli vuole mettere a disposizione della comunità i frutti della ricerca, rilasciando tutto sotto licenza Creative Commons.


Crea, quindi, un team con David Cuartielles, Gianluca Martino, Tom Igoe e David Mellis, ed in onore al lavoro dei suoi studenti ribattezza il prototipo Wiring in Arduino.

Evito di ricopiarvi pagine dal web, e vi inserisco direttamente il link di Wikipedia, per capire meglio di cosa stiamo parlando... Ma il punto interessante è che -ormai- Arduino è una famiglia di prodotti che hanno rivoluzionato il mondo del do-it-yourself (DIY) nel campo dell'elettronica.


Grazie a questi microcontroller, infatti, è possibile realizzare speaker per iPod, radio FM o mouse per computer utilizzando anche alcune delle componenti che Arduino stesso utilizza. E non solo: addirittura progetti più complessi.
Insomma, con un po' di pratica e cervello è veramente possibile creare di tutto.

Arduino è diventato nel corso degli ultimi 9 anni una rete di rivenditori e di strumenti che stanno cambiando le carte in tavola per quel che riguarda la realizzazione di prodotti non solo amatoriali (come le simpatiche modifiche alle lampade Ikea, oppure, visto che siamo quasi in quel periodo dell'anno, il controllo delle luci dell'albero di Natale), ma tocca anche campi nascenti come la Stampa 3D su cui tornerò fra poco.


Prima, infatti, ho ancora qualcos'altro da raccontarvi.

Torniamo nuovamente indietro nel tempo, nell'anno successivo alla creazione del team di Arduino. Nel Regno Unito sta nascendo qualcosa di vagamente simile ma con obiettivi differenti.

È il 2006 e la diminuzione di iscritti ai corsi di informatica, ed in generale lo scarso interesse degli studenti del Computer Laboratory presso l'Università di Cambridge comincia ad essere preoccupante.

Eben Upton, Rob Mullins, Jack Lang, Alan Mycroft, Pete Lomas e David Braben decidono di formare un gruppo dalle diverse competenze -insegnanti, accademici, appassionati di computer- per concepire un oggetto in grado di ispirare i bambini e di avvicinarli al mondo dell'informatica.

L'idea che comincia a balenare nelle loro menti è quella di un dispositivo economico, concepito per stimolare l'insegnamento di base dell'informatica e della programmazione nelle scuole. E nel 2009, finalmente, l'idea confluisce nella fondazione di beneficenza Raspberry Pi.


Dopo due anni di lavoro, nel 2011, ecco venire alla luce il primo dispositivo, che sarà poi lanciato anche al pubblico di tutto il mondo nel 2012, in due varianti da 25$ e 35$.

Anche in questo caso vi rimando alla pagina di Wikipedia per maggiori dettagli. Ma voglio sottolineare le differenze principali tra il progetto nato in Italia, Arduino, e quello Inglese, Raspberry Pi: il primo è semplicemente un microcontroller pronto all'uso che può essere programmato, mentre il secondo è un microcomputer che necessita di un sistema operativo per poter essere avviato.

Anche in questo caso, Raspberry Pi ha permesso e permette con estrema facilità di esprimere la propria fantasia e curiosità per creare tutto ciò che vogliamo:

Qualche giorno fa la fondazione ha annunciato, inoltre, una nuova versione più economica del dispositivo: ora parliamo di circa 20$. Ed è anche possibile ridurne ancor più le dimensioni, oltre che aggiungere moduli per espanderne le potenzialità.

Qui un hands-on del modello presentato.

La potenza di Raspberry Pi è data dal fatto che essendo un microcomputer è possibile installare un qualsiasi sistema operativo compatibile e quindi modificarne le capacità.
Non è un caso, infatti, che Mozilla stia pensando di portare il proprio Firefox OS (Foxberry) anche su questo microcomputer.



Arduino e Raspberry Pi sono solo due degli innumerevoli progetti nati in questi ultimi anni, che vanno sotto il nome di Open-Source Hardware. Con alcuni diretti competitor in arrivo.

Altri esempi interessanti, sulla scia o nati grazie ai due sopracitati sono:


Una menzione a parte se la merita sicuramente Kano.

Il Kano KIT è composto da un Raspberry Pi Model B, un Wi-Fi adapter, mouse e tastiera senza fili, un case, lettore memorie SD, uno speaker, cavo per la carica, cavo HDMI e software personalizzato.

A differenza di un semplice Raspberry Pi, Kano ha una versione modificata del sistema operativo, il Kano OS, studiato appositamente per renderne divertente l'utilizzo. In più, il KIT è pensato per i bambini che dovranno montare da soli il PC per poi utilizzarlo, come fossero dei Lego.



Kano è quindi Crowd-funding, DIY, Modularità ed Open Hardware.

Tutti termini con i quali è possibile riassumere l'anno tecnologico appena trascorso, e che assieme alla Stampa 3D (utilizzata da molti e in tantissimi campi, giunta perfino a stampare nello spazio! e che sta dando vita a nuovi scenari prima impensabili) saranno i veri protagonisti anche del prossimo.



Tutto ciò con la speranza che anche temi importanti come un riciclo migliorato della plastica (campagna portata avanti, tra l'altro, dal fondatore di Phoneblocks, sostenitore della Modularità) non siano messi in secondo piano.

Anche questa volta, prima di salutarvi, vi riporto alcuni link per approfondire:


Insomma, buona lettura e buon divertimento a tutti!
E noi ci sentiamo presto!