29 aprile 2015

C'è una cosa più forte di tutti gli eserciti del mondo, e questa è un'idea il cui momento è ormai giunto (cit.)


Ebbene sì, è passato un anno anche per lui, lo steel: esattamente 12 mesi or sono ricevevo il pacchetto a lungo atteso.

E da allora tutto è cambiato...

Come già fatto sia per il chromecast che per il moto g (i primi due dispositivi passati sul mio banco di prova da quando ho iniziato l'avventura del blog), oggi è il turno dello smart-watch della start-up pebble: voglio ripercorrere con voi, quindi, quelle che sono state le tappe fondamentali dell'ultimo anno passato assieme, dallo spacchettamento fino alla presentazione del suo successore.

Oltre a ciò, però, voglio aggiornarvi anche sullo stato dell'arte dopo un anno di utilizzo, nonché spiegarvi perché lo ritengo il miglior dispositivo wearable attualmente in commercio.

08 Aprile 2014: unboxing e caratteristiche


Era passato un bel po' dalla presentazione del primo modello in plastica, il quale aveva sbancato su Kickstarter. E pebble, al CES2014, ne portava all'attenzione dei media una versione rivisitata e con materiali migliori.

La plastica era stata sostituita dall'acciaio (da cui il nome) ed il cinturino in gomma era stato scartato in favore di due varianti più pregiate in pelle o metallo. Le dimensioni un po' più generose del primo modello, poi, erano state limate, anche se il resto delle caratteristiche tecniche rimaneva immutato (ad eccezione del raddoppio della memoria interna, l'aggiunta di un LED di stato ed il cambio del connettore per la ricarica). Ma ciò non era di certo un male, considerando la promessa di mantenere l'ottima autonomia e di continuare ad utilizzare il fantastico display e-paper della prima generazione.

Il modello del 2012/2013 mi aveva incuriosito, ma non era stato in grado di conquistarmi completamente. Con lo steel fu amore a prima vista!
Pebble decise di non replicare la campagna di crowdfunding e preferì un sistema a preordini più tradizionale iniziato pochi giorni dopo la presentazione alla stampa; ed io -ovviamente- trovai il modo di effettuare l'ordine.

Purtroppo qualcosa andò storto, ci furono dei problemi di produzione e le prime spedizioni slittarono a fine marzo. Finalmente l'8 aprile il mio steel fu consegnato.

La confezione di vendita mi colpì perché era davvero curata, sintomo che mi trovavo di fronte ad un oggetto premium. Ogni accessorio presente nella confezione era disposto con cura e protetto da eventuali urti e spostamenti con materiali ricercati.

Lo steel aveva attirato la mia attenzione non solo per le funzionalità smart che prometteva, ma anche perché -secondo me- era (ed è) davvero bello esteticamente.
Posso assicurarvi che tuttora ricevo diversi complimenti dalle persone quando il loro sguardo viene catturato dall'orologio: segno che la sua "porca figura" riesca a farla a dovere.

Sembra forse un discorso fuori luogo, ma stiamo parlando prima di tutto di un orologio, per quanto non convenzionale possa essere, che è anche un accessorio fashion o "di moda". Per questo motivo l'aspetto estetico dello stesso sarebbe stato un punto fondamentale della mia recensione.

10 Aprile 2014: primo avvio, configurazioni e pebble app


A questo punto dovevo avviarlo per la prima volta ed eseguirne la configurazione iniziale.

Lo steel è compatibile in via ufficiale sia con Android che con iOS, e per funzionare richiede una companion app installata sul nostro smart-phone.

Questa pebble app, che si scarica gratuitamente dagli store di Google ed Apple, permette di far dialogare lo smart-watch con il rispettivo sistema operativo che muove il nostro telefonino, in modo che sia possibile sia configurarlo sia fargli fare "il proprio dovere".

Infatti, una volta connesso via bluetooth allo smart-phone di turno, il dispositivo è in grado di mostrare sul proprio display tutta una serie di informazioni: principalmente le notifiche che arrivano sul telefono, ma anche l'output di varie funzioni secondarie.

All'epoca lo steel veniva venduto con la versione 2.1 del Pebble OS, la quale permetteva perlopiù di ricevere, quando connesso ad un telefono android, il testo degli SMS in arrivo, le chiamate in corso (con la possibilità di riagganciare direttamente dal polso), i reminders dal calendario, le email appena scaricate dal nostro client di posta elettronica. E vi era il supporto diretto ad alcune app di terze parti (come Gmail, Hangouts, Facebook, Whatsapp e Google Voice).
Quando connesso ad un dispositivo iOS, invece, mostrava indistintamente tutte le notifiche generate, visto la peculiare gestione dell'OS di Apple al riguardo.

Altra caratteristica era quella di poter cambiare la watch-face (la faccia che mostra l'ora corrente ed altre informazioni) con una scelta immensa dallo store di pebble. Store che era stato lanciato proprio in concomitanza con la presentazione dello steel e del firmware 2.x.

Lo store, però, aveva anche un altro compito: permetteva di farci scaricare applicazioni di terze parti installabili proprio sull'orologio!
Sì, la forza di pebble era (ed ovviamente lo è tuttora) il suo ecosistema che si era andato a creare nel corso dell'anno precedente -nonostante l'assenza di un punto di raccolta centralizzato-. E nuovi nomi interessanti si erano aggiunti proprio come partner al lancio: Yelp!, Pandora, ESPN, Foursquare, Mercedes-Benz, GoPro ed iControl.

E queste app aggiuntive permettevano di fare tantissime cose: tools per health & fitness, controlli remoti, gestioni avanzate per le notifiche, giochini, utility, e tanto tanto altro.
Tutte funzioni che estendevano le ottime basilari già presenti nel sistema operativo: la sveglia, il controllo del lettore musicale del telefono e la gestione delle notifiche ricevute.

17 Aprile 2014: sensazioni d'uso, peculiarità e personalizzazione


Era passata una settimana e stavo utilizzando con davvero tanto piacere il mio nuovo gingillino.

Pensate che erano diversi anni che avevo smesso di utilizzare l'orologio al polso: in generale mi danno molto fastidio oggetti posti direttamente sul corpo. E poi "chi lo usava più un orologio tradizionale?": da tempo il telefonino aveva rimpiazzato l'unica funzione che un oggetto del genere permette di fare...

Lo steel, inoltre, aveva il suo fascino: come già detto, capitava (e capita ancora) che in molti mi chiedessero cosa fosse o si complimentassero per «il bellissimo orologio al mio polso».

Ma non era solo il lato estetico ad avermi convinto. Anche "strutturalmente" era ben costruito: ottimi materiali, peso piuma, display eccezionale sotto la luce del sole (anzi, in generale, proprio per la tecnologia Memory LCD utilizzata, più luce c'è meglio si vede) e batteria "eterna".
Dall'unboxing lo avevo ricaricato una volta sola, nonostante gli smanettamenti dei primi giorni (e la miriade di app testate).

All'epoca lo utilizzavo connesso al mio fidato moto g, e devo dire che anche quest'ultimo ne aveva risentito in positivo: lo smart-watch mi permetteva di ignorare completamente il telefono per gran parte della giornata (notifiche e controlli dal polso) e di tenerne la luminosità al minimo (tanto non lo tiravo praticamente mai più fuori dalla tasca quando ero in giro).

Nella confezione di vendita erano presenti due cinturini, quello in pelle e quello in acciaio. E visto che si stava avvicinando la bella stagione e, visto che appena estratto dalla scatola aveva già montato il cinturino in pelle, optai per un cambio "stagionale".
L'acciaio è più comodo nei mesi caldi, anche se nel caso dello steel ne raddoppia il peso.

Decisi di filmare la procedura di cambio del cinturino e potete trovare il video nell'articolo sopra linkato o direttamente sul canale YouTube.

21 Aprile 2014: la recensione


A quel punto avevo le idee chiare: pebble aveva creato un fantastico prodotto, ottimo dal punto di vista dei materiali e delle funzionalità. Faceva esattamente quello che desideravo e non distraeva né fisicamente (nonostante non fossi più abituato agli orologi) né "psicologicamente" (batteria infinita). All'aperto era un compagno fidato ed in casa mi permetteva di non avere sempre con me il telefono, anche spostandomi di stanza.

Esso riprendeva le peculiarità del modello precedente, utilizzando però materiali più ricercati (ribattendo, quindi, alle critiche ricevute in passato). Si faceva sentire solo quando era davvero necessario (notificando ciò che stava accadendo sul telefono e permettendo di ignorare le informazioni inutili se ero alla guida dell'auto od impegnato in altro) e, al contrario, mi avvertiva con puntualità in momenti in cui mi era complicato tirar fuori il telefono (es. in cucina o quando mi trovavo in riunione).

Google aveva appena annunciato la sua intenzione di scendere in campo con la piattaforma androidwear. Ma pebble era forte del suo ecosistema (c'erano già applicazioni per ogni esigenza e watch-faces per tutti i gusti) e da lì a diversi mesi non avrebbe avuto rivali sul campo.

Il mio giudizio fu:
Se dovessi assegnare un punteggio numerico al pebble e allo steel in particolare, propenderei per un 8 e mezzo per il pebble (per tutti i punti a favore che ha rispetto alla concorrenza e dando per scontato che un oggetto del genere vi possa servire) ed un 9 per lo steel (puramente per la questione della maturità sotto ogni aspetto).

Scegliere di indossare uno smart-watch è una scelta personale: c'è chi ritiene tali oggetti inutili e chi, invece, non ne può più fare a meno.

Io mi trovo circa a metà strada tra le due estremità, e avendo lo steel sempre al polso con me riesco a sfruttarlo quotidianamente!

Maggio - Agosto 2014: aggiornamenti, aggiornamenti e aggiornamenti


Nel corso dei mesi successivi mi fu possibile confrontare in modo più approfondito i due prodotti fino ad allora immessi sul mercato da pebble. Prodotti che venivano costantemente aggiornati.

Con i firmware rilasciati quasi su base mensile, pebble portò (con la 2.2.x) alcuni controlli aggiuntivi per il player musicale e la possibilità di riordinare a piacere le voci all'interno del menu. Poi fu il turno (con l'OS 2.3.x) dello scrolling veloce tra le notifiche e di qualche ritocco grafico sulla app per lo smart-phone.

Con l'arrivo dell'estate la casa pensò di rilasciare tre varianti coloratissime in edizione limitata del primo pebble, quello in plastica, con la serie denominata #FreshHotFly. Approfittandone, inoltre, per aggiornare nuovamente (alla 2.4.x) il firmware di tutti i suoi prodotti.

A quel punto androidwear fu presentato ufficialmente a bordo di due smart-watch (il bellissimo moto 360 di motorola ed il "pataccone" lg g watch) e cominciava a farsi voce il possibile arrivo sul mercato anche di Apple.
Pebble poteva continuare a dormire sonni tranquilli.

23 Settembre 2014: primi 6 mesi d'uso e l'arrivo della concorrenza


Era diventato chiaro che gli smart-watch sarebbero stati il campo di battaglia nei mesi a venire.

Google era sbarcata ufficialmente con la sua piattaforma e all'IFA2014 altri prodotti erano stati presentati. Apple, poi, aveva ufficializzato il suo apple watch, anche se sarebbe giunto nelle mani dei consumatori solo nel Q1 o Q2 del 2015.

Pebble aveva ancora molti vantaggi rispetto alle appena annunciate piattaforme: una community volenterosa ed un folto numero di applicazioni di terze parti già disponibili.
Il fatto che l'OS di pebble fosse aperto ne aveva consentito l'arrivo anche su sistemi operativi non ufficialmente supportati dalla casa madre (ad esempio Sailfish OS) ed in generale il pubblico a cui si rivolgeva era in qualche modo differente.

Google ed Apple stavano puntando alle masse, con tutta la loro potenza commerciale, ed il grande giro di produttori impegnati. Pebble rimaneva un prodotto di nicchia con delle funzioni mirate: lunga durata della batteria ed essenzialmente l'essere un dispositivo secondario più che di controllo.

Le piattaforma androidwear ed Apple Watch sono pensate per ricevere notifiche dal telefono, ma anche di comandarlo eseguendo operazioni direttamente dal nostro polso: rispondere a chiamate, inviare messaggi, farci interagire direttamente tramite loro con il nostro smart-phone (visto che pian piano sta aumentando sempre più le sue dimensioni).
Pebble, invece, è lì silente e si fa vivo quando accade qualcosa sul telefono.

Il piccoletto aveva però un altro pregio: era compatibile con tutte e due le piattaforme (Android ed iOS) -e, come visto, con ecosistemi alternativi- a differenza dei silos che Google ed Apple stavano creando.

Il suo maggiore pregio!
E con il video pubblicato sul mio canale YouTube feci il punto della situazione.

Nel frattempo il firmware veniva nuovamente aggiornato alla versione 2.5.x portando tre grandi novità: il supporto alle emoticon che prima non venivano riconosciute, l'abilitazione della bussola digitale presente lato hardware ma ancora non sfruttata, ed infine la possibilità di eliminare direttamente dal polso le notifiche già lette. Prima, infatti, anche leggendo una notifica dall'orologio la stessa rimaneva presente sul telefono: ora finalmente si potevano scartare a monte gli avvisi che non ci interessavano.

Pebble continuava ad espandere inoltre le partnership: Misfit e Jawbone si aggiungevano a RunKeeper, Runtastic e gli altri, aprendo le loro API alla piattaforma ed allargando sempre più gli utilizzi fitness per gli smart-watch dell'azienda.

Ottobre 2014 - Gennaio 2015: espansione dell'ecosistema


Ma fu con l'update alla versione 2.6.x che cambiarono diverse cose: era chiaro che la base era ormai solida e che finalmente potevano essere aggiunte nuove funzioni importanti.

Ecco arrivare l'activity tracker, la possibilità di sfruttare i sensori dell'orologio per le app di fitness anche in standby. Finora, infatti, non esisteva un reale multi-tasking: se una applicazione era attiva sul display, ad eccezione della segnalazione di nuove notifiche, null'altro poteva essere eseguito.
In questo modo, invece, il sistema continuava a tracciare la nostra attività in modo silente ed in background.

Anche i due tasti fisici su e giù venivano potenziati, con la possibilità di associarvi alla pressione lunga due azioni o applicazioni rapide da lanciare. Ed anche l'indicatore dello stato di carica faceva finalmente la sua comparsa all'interno dei menu secondari.

Piccola nota positiva: visto l'arrivo della concorrenza il prezzo di listino del dispositivo fu ridotto di 50$.

Con il firmware 2.7.x si tornò a lavorare sulla pebble app: ora le app installate sull'orologio potevano essere aggiornate automaticamente in background senza la necessità di un nostro intervento. E cominciava a vociferarsi l'arrivo di un nuovo modello di orologio.

Invece, con la versione 2.8.x, giungeva il supporto multilingua e quello a tutte le notifiche di tutte le applicazioni anche per android (in versione almeno 4.3). Anche le partnership continuavano ad estendere le funzioni del piccoletto, con l'arrivo di Endomondo, PayPal ed il supporto a diversi dispositivi di terze parti (come Nest, Netatmo, Roku, le lampadine Hue di Philips, vari modelli TV, etc) o a software di terze parti (come Plex, VLC, Transmission, e così via)!

Ma la bomba stava per essere sganciata: un aggiornamento nel canale beta di pebble annunciava l'imminente arrivo della compatibilità diretta con la piattaforma androidwear! Di lì a poco anche gli orologi della start-up sarebbero stati in grado di sfruttare le API di Google per interagire in modo più profondo con il sistema operativo del robottino verde, andando ad ampliare inoltre il supporto alle notifiche da tutte le app anche per le versioni inferiori alla 4.3!

Era terminato il 2014: un anno fantastico per pebble e per l'ingrandimento dell'ecosistema. Sullo store vi erano ormai più di 5000 applicazioni dedicate, e l'azienda aveva stilato una classifica delle migliori tra watch-faces ed utility o giochi. Inoltre, oltre 1 milione di smart-watch (pebble + pebble steel) erano stati venduti, ma quel vociferato terzo prodotto ancora non era stato annunciato.

21 Febbraio 2015: il supporto ad androidwear


Con il firmware 2.9.x i giochi erano completati: pebble era riuscita ad integrare il suo software con le API di Google e l'ecosistema stava per fare un balzo anni luce in avanti.

Sfruttare le API di androidwear portava davvero una miriade di novità:
  • supporto alla piattaforma Google Fit
  • supporto alle notifiche di tutte le app a partire da Android 4.0.x in su
  • possibilità di interagire direttamente con le app compatibili con la piattaforma di Google

Ma andiamo con ordine.
Supportare Google Fit significava andare a legittimare ancor più la presenza di pebble nel mondo del fitness. Supportare le notifiche da tutte le app anche per versioni precedenti di Android significava aprire ad una fetta gigante di utenza fino ad allora tagliata fuori (considerando i punti percentuale di diffusione delle versioni del robottino verde) o che doveva arrangiarsi con app di terze parti.

Ed interagire direttamente con le app compatibili con la piattaforma wear di BigG significava aprire completamente ad un nuovo mondo: rispondere direttamente dal polso agli SMS ricevuti con frasi predefinite o con emoticon; avviare direttamente applicazioni dall'orologio alla ricezione di una notifica; operare con funzioni aggiuntive supportate dalle specifiche apps; e così via.

Anche in questo caso con un mio video pubblicato sul canale YouTube mostravo le tante nuove possibilità introdotte, nonché un sunto generale di tutte le migliorie fino ad allora introdotte.

Marzo - Aprile 2015: evoluzione della specie


Ed eccoci arrivati ad oggi.

Nel mese di Marzo, la start-up pebble ha avviato una nuova campagna di crowdfunding su Kickstarter, terminata con un successo da primato: si è tornati alle origini per ringraziare tutti coloro che hanno supportato fin dall'inizio il progetto pebble, ma anche per evitare i problemi di produzione intercorsi con il modello steel nell'anno precedente e per ridurre all'osso i costi massimizzando i profitti.

Il nuovo progetto su cui si sta lavorando è una evoluzione della piattaforma che, però, porta anche un rivoluzione.

Pebble è stata la prima grande firma a creare un dispositivo wearable collegabile al nostro smart-phone, tablet o lettore mp3 (insomma qualsiasi device con Android o iOS) che abbia avuto un senso. Ed è stata ripagata dai tantissimi appassionati che hanno abbracciato il suo ecosistema, ampliatosi negli ultimi due anni. Anni in cui il pebble ed il pebble steel sono stati gli unici smart-watch esistenti o degni di nota.

Alla fine la concorrenza è arrivata, sia da parte di Google, sia da parte di Apple, sia in qualche modo da parte di Microsoft. Ma anche da parte di tutta una serie di player grandi (vedi Samsung o LG) o piccoli che cercano di ritagliarsi nell'IoT e nel mondo wearable la propria fetta di mercato.


A questo punto la start-up pebble ha dovuto dimostrare con forza di essere una delle migliori del settore, se non la migliore: era giunto il tempo di rivoluzionare ancora.

Il pebble time è il terzo prodotto realizzato dalla casa ed è sia una evoluzione che uno stravolgimento del lavoro fin qui portato avanti. Per prima cosa esiste sia in variante in plastica sia in acciaio (il time steel), ma soprattutto porta con sé una nuova versione completamente rinnovata di Pebble OS: il ramo 3.x.

Tralasciando il design ora molto più morbido, con linee curve e più sottili, lato hardware è stato sostituito il vecchio display in bianco e nero con una variante a colori. Sempre con tecnologia Memory LCD.


Ciò permette di tenere bassissimi i consumi e continuare ad avere una autonomia impareggiabile dalla concorrenza. Fortunatamente non è stato inserito alcun inutile display touch ed è stata mantenuta la fantastica caratteristica always on: lo schermo di tutti i pebble è sempre attivo, così come ci si aspetterebbe da un qualsiasi orologio da polso!

Ancora una volta le funzionalità sono rimaste ridotte all'osso, ma c'è ciò che conta davvero: notifiche, sveglie, controllo della riproduzione musicale e supporto alle app di terze parti. Tutti i fronzoli, che le altre piattaforme stanno pubblicizzando per attirare a sé gli utenti, non sono stati nemmeno presi in considerazione.

Si è puntato a ben altro!


Timeline e microfono, due armi che rivoluzioneranno l'esperienza pebble.

Partendo dal meno interessante e comunque limitato nell'utilizzo, il microfono servirà per poter dettare note o rispondere via voce nei software ad esempio di instant messaging che supportano tale funzionalità.
Attenzione: non si parla di riconoscimento vocale di comandi o altro. Ma semplicemente, esattamente come avviene con gli auricolari bluetooth, di direzionare la nostra voce direttamente al device a cui l'orologio è connesso, e sarà lui a fare il lavoro pesante.

Pebble non cambia la sua politica: lo smart-watch deve essere un companion e non uno strumento master.
In questo modo è possibile tenere bassissimi i requisiti hardware, riducendo i consumi.


La timeline è il cuore di tutto.
Uno stravolgimento completo del funzionamento del sistema operativo in cui le notifiche e la nostra attività fisica diventano solo una parte della storia: il passato. Il presente è tutto ciò che succede nel momento in cui usiamo l'orologio (es. controllare la musica, aggiungere una nota o rispondere ad un messaggio), ed il futuro sono tutti gli eventi come quelli sul calendario o anche le previsioni meteo che accadranno nei giorni a venire.

Immaginatela come una linea del tempo, appunto, in cui è possibile muoversi avanti e indietro indipendentemente da chi ha generato l'evento. Negli OS concorrenti si è cercato di replicare 1:1 quella che è l'esperienza che abbiamo sul nostro telefono: per vedere le notifiche dovremmo andare in un determinato punto, per attivare una funzione andare in un altro, per vedere i nostri appuntamenti cercare una per una le varie app che utilizziamo trovandone l'icona corrispondente ed aprendole, e così via...

Con la timeline tutto ciò non ha più senso: i contenuti, gli eventi e le notifiche diventano i protagonisti, indipendentemente se sia stato il calendario a crearli, un programma di messaggistica o una notizia da una testata giornalistica, oppure una email in arrivo.

La versione 3.x di Pebble OS sbarcherà su e con i nuovi orologi in estate, ed in qualche modo sarà portata anche sui vecchi modelli.
Aspettatevi perciò un mio video al riguardo quando essa verrà rilasciata.


Non solo timeline e novità hardware per la cassa dell'orologio. Anche i cinturini sono stati rivoluzionati.

Grazie alle smart-straps qualsiasi produttore di terze parti potrà sfruttare i modelli 3D realizzati da pebble per costruire cinturini o altre componenti esterne che possano dialogare con lo smart-watch tramite i pin presenti sulla struttura dello stesso. Via a sensori e nuove funzionalità ancor oggi inesplorate quindi.

Conclusioni


Continuo a ritenere lo steel (e tutto l'ecosistema pebble) un prodotto fantastico: ha un design stupendo, se vi piacciono gli orologi squadrati; non è un "pataccone gigante" come la maggior parte degli smart-watch che richiedono un input via touch; è realizzato con materiali pregiati e resistenti. Dopo un anno, nonostante le inevitabili botte che può aver subito, non vi è un solo graffio sul display ed il corpo centrale è in buono stato. I cinturini sono chiaramente più consumati, ma intercambiabili.

La battaglia nel mondo wearable e smart-watch è appena cominciata, ma per ora pebble è la miglior scelta considerando il rapporto qualità/prezzo, l'ecosistema, le funzionalità, la compatibilità, l'autonomia e la tecnologia scelta per il display.

Le tre pecche più grandi sono a mio avviso ed in ordine di importanza crescente (inezia »» trascurabile »» fastidiosa): il logo antiestetico sul frontale (assente nel primo modello e fortunatamente non inserito nei due nuovi orologi), l'aggancio dei cinturini non standard (nel primo modello lo erano) ed infine il connettore per la ricarica non standard che obbliga a portarci dietro un cavo in più. Fortuna che la batteria dura molto a lungo!

Una nota negativa aggiuntiva sul cavo non standard è che esso, essendo magnetico, ha dei PIN per entrare in contatto con l'orologio. Bene, anzi male, mi è capitato che uno dei due rimanesse incastrato impedendo la corretta ricarica. Solo dopo vari minuti di arrabbiature e sbraiti sono riuscito a farlo riuscire fuori.
Spero che con i nuovi modelli abbiano studiato una soluzione migliore.


Oggi probabilmente non consiglierei l'acquisto dello steel, a meno che non abbiate necessità di uno smart-watch elegante (a prezzi "umani") e in tempi brevissimi.
Questo per due motivi: ha un costo impegnativo nonostante l'anno di vita, e la variante in plastica più economica, forse, può essere più allettante. Ma soprattutto perché fra pochi mesi sarà disponibile il nuovo modello!
Il mio consiglio è di attendere quest'ultimo, nella variante che più preferite (plastica o acciaio).

Passare dallo steel al time, invece, ha poco senso: qui il consiglio è di attendere l'update all'OS 3.x per le novità software e attendere un eventuale futuro modello per l'upgrade hardware.


Vi lascio al video con le mie considerazioni finali sullo steel:



...e noi ci sentiamo presto, con la prossima avventura!
Ciao :D