11 maggio 2015

Tu non vuoi sapere la verità, tu crei la tua verità! (cit.)


Ciao!

Dopo aver visto come stia evolvendo il lato software della tecnologia che utilizziamo tutti giorni (virando dai vecchi sistemi operativi chiusi verso piattaforme open a servizi), oggi volevo riavvicinarmi all'argomento volgendo, però, l'attenzione sul progresso lato hardware.

Del resto, uno tra i motivi per il quale c'è stato uno shift lato applicativi è anche perché c'è stato un cambiamento nei dispositivi che l'utente ha iniziato ad utilizzare e cercare, ed un cambiamento nel ruolo delle rispettive case produttrici. Allo stesso tempo, la diffusione di questi nuovi device digitali ha spinto la ricerca nel campo informatico a cercare nuove soluzioni nello stack software.

Un legame, quello tra hardware e software, che tra alti e bassi nel corso degli anni, per forza di cose, è sempre stato (e sempre lo sarà) ben saldo: qualsiasi dispositivo ha necessità di un centro di controllo, e qualsiasi pezzo di codice sviluppato ha necessità di un macchinario che lo esegua.

Andiamo a vedere su che cosa le grandi aziende stanno scommettendo e perché, dopo tanti anni di piattume generale, forse qualcosa si sta (s)muovendo davvero!


Di una delle direzioni attualmente in fase di esplorazione, quella della modularità, ve ne ho già parlato spesso (soprattutto qui e, nuovamente, qua): è da diverso tempo che attendiamo con ansia l'arrivo sul mercato di prodotti capaci di modellarsi secondo le nostre necessità.
Ed i promessi-device-componibili-a-blocchetti ci suggeriscono funzioni che fino a ieri sembravano impossibili o così lontane dal quotidiano.

Come avevamo visto, è anche grazie al lavoro proposto dal designer olandese Dave Hakkens (Phonebloks) se tantissimi produttori sono stati ispirati dalla visione di un futuro più sostenibile.
E tra proposte indipendenti (da capire se fondate oppure no), idee alternative o geniali, e soluzioni per ampliare le potenzialità di dispositivi già sul mercato, gli occhi sono tutti puntati sul Google I/O di quest'anno (tante le possibili novità) e sull'isoletta di Puerto Rico...

Siamo tutti in attesa di ...Project ARA!



Ma sono altri due i settori che stanno esplodendo in questo 2015.
Se la nostra realtà non ci basta, si può benissimo pensare di espanderla o cambiarne punto di vista. Letteralmente.

Droni e robot, da una parte, e realtà aumentata e/o virtuale (AR - VR) dall'altra: la tecnologia è ormai matura e, dopo anni ed anni di tentativi, sembra che finalmente il progresso sia riuscito a dare un senso a queste tipologie di strumenti finora incapaci di esprimersi al meglio.

Per quel che riguarda la prima categoria, gli usi potenziali sono immensi E diverse piattaforme (per avere un rimando a quanto espresso nel precedente articolo) sono pronte a muovere i dispositivi in essa classificabili.

Aircraft e automi possono rivoluzionare l'agricoltura ed anche l'industria. Possono essere utilizzati per attività di svago, per arte (siamo sicuri?), come strumenti di incentivazione, o come mezzi di verifica. Addirittura per la consegna della posta o dei pacchi acquistati sulla rete (il famoso caso di Amazon e relativi piani futuri, ma anche della diretta concorrenza: Alibaba); e c'è chi li adotta per intrattenere le relazioni col pubblico e chi per ricreare nel mondo reale quello della finzione dei videogames.

Insomma, non c'è limite all'immaginazione: in positivo (ad es. l'ipotesi di rifornimento aereo per i velivoli in difficoltà, oppure il caso tutto italiano del salvataggio dei migranti nel Mediterraneo) ma anche in negativo (uno su tutti, l'attentato all'ufficio del Primo Ministro Shinzo Abe in Giappone).

Occorreranno (il prima possibile) delle leggi per regolamentarne l'uso.
Alcune idee sono già nell'aria (è il caso di dirlo), ma in generale è auspicabile evitare patatrac ancora imprevedibili ed incalcolabili.

Per approfondire:



In qualche modo legate a robot e droni vi sono le automobili autonome.

Aziende come Google (che è più trasversale nel mondo della robotica) e forse anche Apple, ma anche brand famosi del settore (es. Nissan, Volvo, etc), stanno investendo tantissimo denaro nelle vetture in grado di muoversi autonomamente una volta impostata la destinazione del viaggio. O anche solo eseguire semplicemente alcuni compiti senza l'intervento umano (parcheggi, manovre particolari, e così via).

Ancor di più in questo ambito, perciò, sicurezza e regolamentazione saranno due di quegli aspetti su cui indagare a fondo. Ma in questo caso, prima di vedere i reali frutti degli studi, occorrerà aspettare diversi anni: sono davvero tanti gli step necessari per portare a termine il lavoro, che da qui a -probabilmente- 10 anni non avremo di che preoccuparci.

Una cosa molto interessante, però, è che gli stessi studi stanno fornendo informazioni preziose che possono essere utilizzate già oggi sui sistemi di guida tradizionale.



Cosa che, invece, arriverà a stretto giro -e sta catturando l'attenzione del mercato, con ottime previsioni per i mesi a venire- è la seconda tematica in esame: il lavoro sulla espansione della realtà.

Tanto per cominciare, occorre separare i due concetti di virtuale ed aumentato: a prima vista potrebbero sembrare molto vicini, ma in realtà sono quanto mai distanti.

La realtà virtuale corrisponde alla creazione di un mondo che non esiste intorno a noi, e che sostituisce quello concreto. Più l'esperienza è immersiva e più si è raggiunto lo scopo.
Al contrario, la realtà aumentata è strettamente legata a ciò che abbiamo intorno -dove ci troviamo-, e più l'esperienza è coesiva con esso più il risultato finale funzionerà.

Due modi completamente differenti per andare a modificare la nostra percezione dello spazio che ci circonda, per due scopi d'uso completamente differenti.

Lavori nel ramo del virtuale ne sono stati fatti molti nel passato: hanno tutti fallito. Lavori nel ramo dell'aumentato sono passati forse più in sordina, probabilmente perché meno sensazionali, ma hanno creato la loro nicchia di utenza: da applicazioni/giochi sul mobile, alle campagne di marketing nelle grandi città o nei negozi.

VR



Da un paio di anni le cose sono cambiate: dopo i primi annunci di nuovi visori in grado di produrre un'esperienza immersiva finalmente degna di nota, ed i primi prototipi distribuiti agli sviluppatori (che ho provato), ogni grande nome del mondo consumer tecnologico ha annunciato la propria discesa in campo.
Oculus ha -forse- gettato la moda, ma ad essa si sono aggiunti Sony, Samsung, Google ed HTC, probabilmente GoPro e sicuramente ne starò dimenticando altre. Ma ci sono anche soluzioni a più ampio respiro, come il progetto open OSVR (con interessanti partnership in arrivo) o molti altri outsider proposti via crowd-funding.

Ogni produttore, ovviamente, sta puntando sulla propria implementazione: c'è chi ha pensato a visori stand-alone (es. Oculus, Sony ed HTC) che si occupano di gestire tutta l'esperienza tramite le proprie peculiarità; e chi, invece, vede questi visori solo come accessori per sorgenti esterne (es. Google e Samsung): in pratica sarà necessario inserire all'interno del visore il dispositivo atto alla proiezione del mondo virtuale, ad esempio uno smart-phone.

Sul mercato, in realtà, di prodotti definitivi ancora non vi è nulla: i device prodotti finora sono rivolti principalmente ai developers, anche perché starà a loro (come sempre) decretarne o meno il successo.
Oculus Rift arriverà nel 2016 (lancio ufficiale annunciato per il Q1), Samsung continua a creare e vendere visori per ogni suo smart-phone top di gamma, mentre Sony con il suo Project Morpheus è rimasta su una più vaga prima metà del prossimo anno. Google ha rilasciato il suo cardboard l'anno scorso durante il Google I/O: un semplicissimo progetto DIY da 2$ che ci permette di giochicchiare con la nuova tecnologia.


Realizzazioni a parte, il VR è un ramo davvero agli inizi: molti produttori si sono buttati nella mischia non necessariamente consapevoli delle reali potenzialità di ciò che stanno costruendo. E ci sono ancora alcuni problemi da risolvere: ad esempio trovare un modo per interagire al meglio con il nuovo mondo virtuale (c'è chi pensa già a come impegnare tutti e 5 i sensi), oppure affrontare le difficoltà che ha il nostro cervello ad accettare in modo completo le immagini che ci vengono sparaflashate negli occhi (cosa che può causare mal di testa o altre reazioni sgradevoli).

C'è chi dall'altra parte, però, sta già cominciando a pensare a cosa farne di questi visori:

La partita è ancora aperta, e vedremo chi riuscirà ad indirizzare definitivamente gli sviluppi, magari con piattaforme open che tutti possano in qualche modo seguire per creare degli standard.


AR



Differente, come abbiamo visto, è la realtà aumentata. Oltre alle applicazioni che fanno uso di tecniche per aggiungere uno strato al mondo che ci circonda e facendoci in qualche modo interagire con esso, anche qui si è cominciato a sperimentare in più direzioni.

Una delle prime, a pensare e progettare uno strumento che fosse in grado di aumentare la realtà circostante (ma che fosse anche comodo e abbastanza invisibile nel portarlo con noi), è stata Google con i suoi Glass (provati l'anno scorso). L'esperimento non è stato un successo planetario ma, dato l'esempio, anche qui tantissimi altri produttori si sono lanciati con le proprie soluzioni.

Dispositivi ovunque ma sempre limitati e chiusi su se stessi.
Google ha quindi pensato bene di integrare l'SDK (per lo sviluppo di applicazioni per i suoi occhialuti gadget) con quello del progetto Androidwear. Ma da lì la situazione non è cambiata.

Fino ad oggi.
Sembra, infatti, che BigG sia in procinto di rilanciare l'idea con un nuovo prototipo in arrivo nel corso del 2015 e con probabile annuncio durante il prossimo Google I/O.


Ma Google a parte, gli altri produttori? Forse non sono in tanti i player interessati all'argomento o, forse, non sembra un mercato così remunerativo come quello del virtuale...
Un nome in particolare, però, negli ultimi mesi è riuscito a creare un nuovo hype immenso attorno all'argomento: Microsoft.

Con il keynote tenutosi a fine Aprile (//build/ 2015), la vecchia signora del mondo del personal computing ha mostrato al mondo che la realtà aumentata può essere molto più interessante di quello che si pensava, grazie al progetto HoloLens.
Effettivamente i Glass di Google non hanno grandi funzioni e -forse- quella piattaforma, almeno finora, è troppo limitata.

Per essere più precisi, però, anche nel pentolone di Google bolle qualcos'altro, e passa dietro l'acquisizione multimilionaria della start-up MagicLeap. Di quest'ultima si sa veramente poco ancora, tutto è celato nel mistero e si spera di saperne di più, anche questa volta, durante l'I/O di fine maggio.

HoloLens e MagicLeap sono quindi i due progetti più importanti che mirano a portare l'augmented reality ad un nuovo livello. E c'è anche da capire quanto queste tecnologie possano essere realmente utili.

Ad ogni modo i progetti -sicuramente quello di Microsoft, e per forza di cose anche quello di Google- saranno aperti agli sviluppatori (con alcuni toolkit e framework già disponibili), ed anche qui sarà compito di quest'ultimi dare un senso a tali strumenti.

Intanto Microsoft ci spiega come funziona il suo prototipo e le sue caratteristiche principali: il progetto è davvero molto interessante, anche se ha ancora diversi limiti. E Microsoft sta facendo di tutto affinché esso abbia un senso (anche qui, è il caso di dirlo).


Finché Google non svelerà le proprie carte, dovremo accontentarci di quanto mostrato dall'acerrima rivale Microsoft.
Nel frattempo, però, c'è chi sta già pensando a come sfruttare questa nuova realtà aumentata a livello commerciale: che siano fumetti, videogiochi dell'orrore, o sistemi per migliorare l'esperienza di guida in automobile (qui una demo).

Per approfondire:



Insomma, siete eccitati dall'idea di stravolgere il mondo che ci/vi circonda, oppure magari non ve ne frega nulla? :P

Forse potrebbe essere un'idea quella di puntare direttamente ad un anello di giunzione tra le due tematiche trattate oggi...


Fatemi sapere che ne pensate nei commenti. Ed io vi do appuntamento alla prossima puntata!

Ciao.