19 giugno 2015

Benvenuto nel mondo vero (cit.)


Ebbene sì: è passato un anno anche per jolla! :D

Esattamente come ho fatto per il motorola moto g, per il google chromecast e per il pebble steel, oggi è la volta di ripercorrere i lunghi 12 mesi passati assieme al piccoletto -ed omonimo- della start-up finlandese.

Con l'articolo di oggi voglio, perciò, sia rinfrescarvi la memoria su quello che c'è stato prima della mia recensione di esattamente un anno fa, sia capire come le cose sono evolute dopo quel mio intervento, e sia, infine, analizzare alcune delle speculazioni o certezze di quel che sarà il prossimo futuro per Sailfish OS, la scialuppa di salvataggio che ha portato al sicuro dalle gelide acque del mar Baltico i ragazzi di jolla.

Ed è proprio da quell'episodio che bisogna partire per capire cos'è jolla e da dove è iniziato lo sviluppo dell'OS creato proprio da quella ciurma.

28 Aprile 2014: incontro a Roma con Stefano Mosconi (CTO, Jolla)


Era la fine di Aprile 2014 quando, in Roma, si è tenuto un incontro con Stefano Mosconi.

Stefano è un ragazzo italiano emigrato in Finlandia per andare a lavorare nella Nokia dei tempi d'oro. E proprio lì, nella famosissima azienda finlandese leader mondiale nel campo della telefonia cellulare, Stefano entrava a far parte del team che doveva progettare e realizzare il futuro di Nokia. Un futuro che vedeva -finalmente- lasciarsi alle spalle Symbian ed abbracciare un nuovo sistema operativo mobile che veniva fuori dall'unione di due progetti: Maemo, un OS creato proprio in Nokia e già in utilizzo in alcuni dispositivi, e Moblin di Intel.

Il nascituro veniva battezzato MeeGo, e l'azienda finlandese era intenzionata ad utilizzarlo per contrastare l'ascesa di due player fino a qualche anno prima completamente assenti dal panorama mobile: Apple e Google.

MeeGo nasceva con l'intento di avere un'interfaccia completamente touch (cosa che in Symbian era stata inserita "a forza" e che, semplicemente, non funzionava) e con uno o più store centralizzati da cui installare ed aggiornare le apps ed i contenuti multimediali. Due funzionalità che nel vecchio OS fino ad allora utilizzato da Nokia non erano presenti, e che ne avevano decretato una morte nemmeno troppo lenta.

Probabilmente, proprio per evidenziare ancor più questa natura touch del sistema operativo, e comunque per esplorare nuovi metodi di interazione che nascessero appositamente per il nuovo strumento (cioè uno smart-phone senza tasti fisici) e che non fossero semplici eredità dal mondo dei PC, Marko Ahtisaari (all'epoca Executive VP Design in Nokia) ed il suo team studiarono una nuovo approccio al device.

Nascevano le gestures.

Non che non ne esistessero prima, sia chiaro: ma in nessun altro sistema operativo mobile esse venivano utilizzate con così tanta eleganza e rigorosa logica. Solo Palm in WebOS era stata in grado, negli stessi anni, di esplorarne alcune, ma quest'ultime non erano parte completamente integrante del flusso di lavoro: in MeeGo con dei semplici tocchi a partire dai bordi laterali si potevano chiudere o mettere in background le applicazioni in uso; e la schermata principale, suddivisa in 3 aree a scorrimento laterale continuo, riusciva ad esaltare quel concetto di multi-tasking estremo di cui il nuovo OS faceva gran sfoggio.


Per enfatizzare ancor di più questi movimenti, i designer pensarono ad un device -il glorioso N9- che avesse un grande schermo (3.9" per gli standard dell'epoca) e che fosse curvato sui bordi: tali dolcezze rendevano fluido lo scorrimento del dito, e l'interazione con la UI ne guadagnava enormemente.

Siamo nel 2011 e Nokia, purtroppo, non è più il colosso di una volta. E mentre Apple e Google si litigano le fette più grandi del mercato, Microsoft cerca (con estrema difficoltà) di non rimanerne completamente tagliata fuori. Windows Mobile, infatti, era stato abbandonato da mesi e sostituito con una nuova versione, la 7, denominata Windows Phone.

Le turbolenze interne in Nokia portarono ad un cambio della dirigenza, con un nuovo CEO, Stephen Elop (ex dipendente Microsoft), il quale scelse la strada più facile: abbracciare proprio l'ecosistema della sua vecchia azienda, abbandonando uno per volta tutti gli altri tentativi avviati su altre piattaforme (tra cui MeeGo e, di lì a poco, i progetti Nokia X e Meltemi).
Iniziare un nuovo percorso con il neonato MeeGo, probabilmente, sarebbe stato molto rischioso, ed abbracciare la piattaforma di Google non sembrava essere una scelta percorribile: troppa concorrenza e poca possibilità di differenziarsi da brand, come Samsung, già entrati prepotentemente sul mercato.

Trascurando i precedenti lavorativi del nuovo capo (tornato successivamente in Microsoft dopo l'acquisizione di Nokia, ed ora nuovamente fuori dall'azienda di Redmond), scegliere Windows Phone permetteva di partire comunque da una base che non fosse completamente sconosciuta. Permetteva di allontanare -ahimè- Nokia dall'onere di mantenere un sistema operativo nella sua complessità, di partire da una base -seppur minima- di apps di terze parti, ed in più era possibile accordarsi direttamente con Microsoft per ricevere supporto (anche economico) da lei.

L'N9 fu abbandonato perciò dopo pochissimi mesi di presenza sul mercato (in Italia arrivò solo nell'estate del 2012, con supporto già inesistente), ed il team che si occupava dello sviluppo del sistema operativo che lo muoveva, MeeGo, era ora in esubero e doveva essere riorganizzato: ma non tutti "ci stavano".

Alcuni ragazzi di quel gruppo, come Stefano, decisero di uscirne fuori e di lanciarsi in una nuova avventura.

Ripartire dal lavoro fatto su MeeGo e creare un nuovo sistema operativo, esterno a Nokia, avventurandosi da soli in questa nuova sfida.

Siamo tra la fine del 2011 e gli inizi del 2012 e per i successivi 2 anni (fino a fine 2013) quel gruppetto di ragazzi "ribelli" lavora giorno e notte per riuscire a creare:
  1. un nuovo sistema operativo,
  2. un telefono che ne possa essere il porta bandiera e
  3. una modalità di vendita e distribuzione del device e di futuri accessori.

Per quanto riguarda il primo punto, come già anticipato, l'idea era ovviamente quella di ripartire da MeeGo: non buttare cioè l'ottimo lavoro portato avanti per anni.
Ma non era possibile riutilizzare tutto: ad esempio la UI (Harmattan) era di proprietà di Nokia, ed altre parti dell'OS non erano open-source. Si scelse quindi di partire da ciò che era aperto e di chiudere il gap realizzando ciò che mancava, come la nuova interfaccia utente. Inoltre, si investigò su nuovi concetti di interazione che potessero potenziare l'idea che c'era alla base della UX di MeeGo: le gestures.
In quello stesso periodo anche altri produttori avevano cominciato ad inserire modalità di interazione legate proprio al forte uso dei gesti, penso a BlackBerry con BB10, il che in qualche modo validava tale approccio.

Per il secondo punto, invece, la volontà era quella di realizzare un prodotto originale. Non potendo -e sicuramente non volendo- riprendere per ovvi motivi le linee di un prodotto di un'altra azienda, l'N9, si scelse uno stile sobrio e rigoroso. Linee pulite e design -decisamente- nordico furono i dettami da seguire.
Per finanziarne la creazione si pensò (oltre alla ricerca di fondi da investitori) ad una campagna di finanziamento tramite preordini: fin da subito, perciò, fu evidente che il gruppo stava cercando di approcciarsi ai propri futuri utenti in modo alternativo rispetto a quello che le grandi aziende solitamente fanno.

Contatto diretto con la community, campagne sui social network, crowd-funding e, per chiudere il cerchio, e-commerce. Sì, per il terzo punto, visto che il telefono avrebbe dovuto raggiungere il numero più ampio possibile di persone, lo si sarebbe dovuto vendere via web.
Cercare partnership in tutto il mondo con gli operatori telefonici è una cosa decisamente complicata quando sei uno sconosciuto; così come affidarsi a grandi catene di distribuzione.
Al contrario, vendere direttamente a chi ti segue, a chi sa quali sono i tuoi valori e quello che offri, è sicuramente più facile: ecco nascere lo shop online.

Vendere solo via web, comunque, è oggi (e ancor di più lo era nel 2013) equivalente a rivolgersi ad una nicchia decisamente ristretta di utenti. Per questo motivo si cercò anche una partnership -almeno in patria- con un carrier telefonico che potesse esporre il device nei negozi fisici, così da mostrarlo e farlo provare ai futuri possibili acquirenti.

L'esperimento ebbe un grande successo, e a fine Novembre 2013, lavorando come forsennati, i ragazzi della neonata start-up jolla riuscivano nell'impresa: il loro primo telefono era pronto per essere commercializzato, sia da web che nei negozi di DNA (fornitore di servizi telefonici fisso e mobile, e TV via cavo in Finlandia).

Quelli successivi sono stati mesi di durissimo lavoro: il team, composto da un centinaio di persone, doveva seguire le vendite, il post-vendita, ma soprattutto l'evoluzione del sistema operativo e la correzione dei vari bug presenti. Il telefono del resto era stato lanciato in versione BETA, e fino al MWC 2014 non lo si poteva considerare come un prodotto completo al 100%: solo in marzo, infatti, arrivava la versione 1.0 (stable) dell'OS.

Alla vetrina spagnola, però, i ragazzi hanno potuto partecipare a testa alta, dopo le "semi-derisioni" dell'edizione precedente, durante la quale probabilmente nessuno credeva sarebbero riusciti a farcela.
Invece ora, un gran numero di aziende cominciava ad essere interessato alla piccola realtà.

Eccoci nuovamente ad Aprile dello scorso anno, e all'incontro romano con il CTO di jolla.
Era chiaro che mi trovavo di fronte a qualcuno che aveva messo anima e corpo nel progetto e che stava cercando di creare qualcosa con i suoi amici e compagni di avventura.

Un movimento guidato dal desiderio di mostrare la propria visione delle cose, di tentare in qualche modo di mischiare le carte sul tavolo dei player più blasonati, e di riportare in Europa il controllo sul software in esecuzione su quei piccoli (ormai nemmeno più di tanto) strumenti che sono sempre più al centro della nostra vita (digitale e non): gli smart-phone.

14 maggio 2014: unboxing e caratteristiche


Fu così che decisi di provare con mano.

Ero possessore dell'N9 ed avevo seguito il progetto fin dalle primi voci di una possibile rinascita di MeeGo: era giunto il momento di approfondire!

I primi giorni di Maggio mi veniva consegnato il pacco contenente lo smart-phone acquistato dallo store della start-up: l'esperienza di acquisto era stata molto positiva, ed in meno di una settimana il corriere aveva consegnato il tutto.

All'epoca approfittai di due promozioni: uno sconto di 40€ riservato al mercato italiano (grazie all'incontro con Stefano), e la possibilità di aggiungere una TOH secondaria per pochi euro in più.

Cosa che ovviamente feci, visto che la cover bianca preinstallata sul dispositivo non mi faceva impazzire...


La scatola di vendita del device rappresenta il fortissimo legame che c'è tra il telefono ed il sistema operativo che lo anima: da una parte "lo jolla", così come viene definito da jolla stessa, e dall'altra Sailfish OS, indipendente e per gran parte open-source. Parti di quel codice sono stampate come decoro della scatola e ne fanno sicuramente sprizzare personalità.

All'interno della confezione i classici accessori (caricatore da parete e cavo USB-microUSB), un paio di adesivi con il logo della start-up e dei manuali rapidi all'uso e garanzia. Niente cuffiette.


Il device già allora non era "un mostro" dal punto di vista hardware: si tratta, infatti, di un dispositivo progettato nel biennio precedente al 2014, e che al momento del mio acquisto era sul mercato già da circa sei mesi. Ma la cosa importante è che esso offriva tutto il necessario per muovere il reparto software.

Con qualche chicca tutta da scoprire.

15 maggio 2014: primo avvio e configurazioni


A questo punto la smania di avviarlo era fortissima!

Il primo avvio del dispositivo rivelava alcune scelte molto interessanti intraprese dal team di sviluppo. Tanto per cominciare lo stesso set-up iniziale permetteva di capire un po' come muoversi all'interno del nuovo sistema operativo, ma soprattutto faceva intuire fin da subito l'utilità di aggiungere un account jolla.

L'account serve per accedere allo store delle applicazioni e per scaricare gli aggiornamenti dell'OS. Senza impostare l'account non solo non si può aggiornare il telefono, ma non si può nemmeno avere applicazioni essenziali su di esso.

Mi spiego meglio: jolla ha pensato correttamente di slegare le applicazioni core (ad eccezione di telefono, messaggi, browser, fotocamera, lo store e le impostazioni di sistema) dal firmware. Esse dovranno essere scaricate dallo store: calendario, calcolatrice, client email, lettore documenti, mappe, lettore musicale e quant'altro.
Ciò permette di tenerle aggiornate indipendentemente dal resto del sistema, e permette anche all'utente di decidere cosa avere sul proprio device.

Dicevo del tutorial: esso è parte integrante della fase di installazione iniziale. Ma perché?
Perché il nuovo sistema operativo, come detto, fa largo uso dei gesti: non ci sono pulsanti a video per tornare indietro o muoversi nelle schermate, e non ci sono nemmeno tasti sulla scocca o a schermo che permettano di uscire dalle applicazioni.

Tutto è gestito con lo scorrimento del nostro dito a partire dai bordi o premendo e trascinando letteralmente la UI.



Una volta terminato l'addestramento, ci si ritrova nella home, con i collegamenti rapidi alle applicazioni più utilizzate e la possibilità di vederne l'elenco completo.

A questo punto potevo iniziare a giocare a piacimento con il nuovo sistema ed esplorarne le modalità di interazione!

Per me che venivo da MeeGo su N9 tutto sembrava naturale. Anzi: il potenziamento dei gesti e l'introduzione di tantissimi nuovi elementi di interfaccia mi sembravano la naturale evoluzione del vecchio OS.

Mi era allo stesso tempo chiaro, però, che per un utente non smaliziato, o per chi non fosse molto pratico, il sistema richiedeva la comprensione e "la digestione" di tanti (forse troppi?) nuovi concetti.

Ma a me stava piacendo davvero tanto!

26 maggio 2014: prestazioni e sensazioni d'uso


Finita la fase di studio, occorreva mettere sotto torchio il nuovo giocattolino, soprattutto per capire fin quanto fosse possibile spingersi.
Del resto -sulla carta- il device sembrava essere paragonabile a poco più di un medio di gamma in altre piattaforme (es. Android), e oltretutto venduto ad un prezzo sensibilmente elevato (al mio acquisto: 389€).

Quel dual-core Cortex A9 accoppiato ad 1GB di RAM "volava" nei menu e nelle applicazioni core di Sailfish: tutto si avviava con rapidità e non c'era mai un lag o un freeze. C'è anche da dire che di applicazioni intensive non ve ne erano sullo store, e rendersi conto delle reali potenzialità era arduo.

Ma Sailfish OS vantava una caratteristica che poteva venirmi incontro e passava sotto al nome di Android Support.

Era possibile installare dallo store ufficiale di jolla una applicazione core che abilitava un layer di compatibilità con applicazioni scritte per Android.
In pratica, una volta installato questo strato aggiuntivo, era possibile poi scaricare dallo store di jolla o da altri store alternativi (prelevabili a loro volta dallo store ufficiale oppure semplicemente avviandone i relativi apk di installazione recuperati dalla rete) qualsiasi applicazione scritta per il robottino verde.


In realtà non tutte erano (e per ragionevoli motivi non lo sono tuttora) perfettamente compatibili: quelle che necessitano dei servizi di google non potevano essere avviate. Con qualche magheggio, del resto il sistema operativo è una distribuzione Linux a tutti gli effetti ed è ovviamente possibile mettere le mani un po' dove si vuole (sapendo cosa si sta facendo), è anche possibile installare i Play Services ed il Play Store, aggirando in qualche modo i vari limiti.

Ad ogni modo, grazie al suddetto layer potevo ora installare tutta una suite di applicazioni di test (GPS, memoria, benchmark, giochi e browser web alternativo) per avere un riscontro in qualche modo più o meno oggettivo della potenza sotto al cofano.

I risultati erano esattamente nella media dei dispositivi con pari hardware, ma quello che stupiva era la fluidità e la reattività anche nell'eseguire applicazioni scritte per un altro OS, e che spesso giravano meglio sullo jolla phone rispetto che su device nati con Android!

Il giochetto di installare applicazioni non native permetteva anche di capire come la UI e la UX di Sailfish differissero pesantemente da quelle di altri OS che, invece, riprendevano concetti di utilizzo dal "vecchio" mondo dei computer (Android, iOS, Windows).

Ed in più, era anche possibile apprezzare la quantità di spazio su schermo messo a disposizione dalle scelte di design fatte nel nuovo OS rispetto a quelle più diffuse presenti altrove (barre di sistema che rubano pixel preziosi, pulsanti e aree per capire dove ci si trova all'interno dell'app in uso e muoversi in essa o interagirvi, e così via).


Il nuovo OS, insomma, richiedeva sicuramente un periodo di apprendimento maggiore rispetto a quello di sistemi più collaudati, ma una volta entrati nell'ottica era chiaro che di potenzialità ce n'erano molte.

04 giugno 2014: multimedialità e peculiarità


A quel punto, chiarito il funzionamento l'OS, le prestazioni dell'hardware e le sensazioni nell'uso quotidiano del dispositivo, occorreva analizzare il reparto multimediale ed entrare nel dettaglio delle peculiarità.

Individuai le seguenti 9 aree in cui categorizzare quanto avevo apprezzato, scoperto o valutato fino a quel momento:
  1. l'app terminale!
  2. è tutto una gesture ^_^
  3. TOH! l'altra metà
  4. il robottino verde ci aiuta...
  5. ...la giusta atmosfera ;-)
  6. la sveglia suonerà! :-0
  7. c'era già su MeeGo \o/
  8. 4G LTE... 0.o
  9. eh sì, ci sono anche loro: gli aspetti negativi :-(

Come anticipato poc'anzi, Sailfish OS deriva da MeeGo ed è una distribuzione Linux a tutti gli effetti. Per questo motivo una delle caratteristiche che balzavano subito all'occhio di un utente smaliziato (come potevo essere io) era ovviamente la presenza del Terminale.


Tramite quello strumento è possibile mettere mano (e, non volendo, far danno qui e lì).

Il device, inoltre, presentava caratteristiche uniche non solo legate alla presenza proprio di Sailfish OS (come le gestures, le atmosfere o altre varie funzioni ereditate da MeeGo), ma anche perché implementate a livello hardware.

Lo jolla, infatti, è composto da due metà: un corpo centrale che racchiude tutte le componenti e la TOH, l'altra metà del dispositivo. Le TOHs sono essenzialmente delle back-cover agli steroidi.

Esse non solo permettono di "chiudere" il telefono e, quando scollegate da esso, di accedere al vano batteria e agli ingressi micro-SIM e micro-SD. Ma possono dialogare con lo stesso, scambiando dati.


Una volta collegate, grazie alla presenza del chip NFC e di un connettore I2C (oltre ad altri pogo pin dedicati), il corpo centrale può rilevare la specifica TOH e comportarsi di conseguenza. Le TOHs ufficiali permettono ad esempio di cambiare ambience (atmosfera) in automatico alla loro connessione.

In più, con l'update firmware in arrivo (a proposito: jolla ne prometteva a cadenze mensili) sarebbe stato abilitato il supporto alle reti 4G LTE.

Non mancavano ovviamente degli aspetti negativi, sia lato software che lato hardware. Da una parte il sistema era ancora decisamente giovane, il browser web non ottimizzato, l'integrazione con le app Android non sempre andava al 100% (es. con gli intent); dall'altra lo speaker principale gracchiava un pochino a volumi elevati e, in genere, l'audio riprodotto non aveva un volume alto durante le telefonate in vivavoce. I moduli radio e GPS, poi, erano un po' pigri.

Bug e limiti che con il passare del tempo sono stati -in parte- risolti o superati.


Infine, il reparto multimediale era uno degli aspetti che più mi aveva sorpreso.

Nonostante il software acerbo e la giovinezza del sistema, la fotocamera posteriore catturava ottime fotografie e video sopra la media. Quella frontale era invece "trascurabile".

Ormai avevo le idee chiare!

15 giugno 2014: la recensione


Dopo un ampio mese di prove, era giunto il momento di tirare le somme sul prodotto.

Tanto per cominciare jolla stava mantenendo la promessa di aggiornare con frequenza il prodotto e, update dopo update (eravamo giunti alla versione 1.0.7), pian pianino stavano arrivando tante nuove possibilità: l'anticipato supporto al 4G, la possibilità di creare cartelle nell'area delle app installate, il supporto agli MMS, lo scroll rapido all'interno di liste lunghe, il supporto a CalDav, e così via...

Una cosa che mi aveva decisamente stupito era sicuramente l'autonomia.


Il dispositivo riusciva a coprire ampiamente la giornata d'uso, ma anche due o tre a seconda del carico. In stand-by i consumi erano pressoché nulli, ed in generale l'hardware non particolarmente esoso di energia permetteva di non dover attaccare ogni notte il device in carica.

Quello che mi aveva convinto meno era il reparto telefonico: sia la pigrizia del modulo radio che la bassa resa degli speakers (capsula e altoparlante) non erano degni di un telefono che, proprio in quei giorni, era stato ribassato ufficialmente al prezzo di 349€.

Il sistema operativo era ancora acerbo, ma quel poco che faceva era gestito con classe ed eleganza secondi a nessuno. Le gestures ed alcune funzioni come le ambience rendevano unica l'esperienza utente, e la possibilità di personalizzare sia dentro (distro-Linux aperta) che fuori (grazie alle TOH) permettevano di rendere il device nostro.

Infine, il supporto alle applicazioni Android poteva attirare l'interesse di molte persone, poiché andava a coprire in qualche modo la mancanza di apps e servizi non ancora sviluppati per la nuova piattaforma.

Il giudizio finale mi lasciava combattuto:
Se dovessi assegnare un punteggio numerico per valutare il device (lo jolla-phone), questa volta mi troverei in seria difficoltà: per le mie attitudini ed interessi, punterei ad un 8 e mezzo o perfino un 9. Un voto realistico, però, calibrato sull'utente potenzialmente interessato a questa piattaforma (considerando quello che c'è oggi, e che potrà essere in futuro) penso possa essere un 7 e mezzo (o 8- stiracchiato).
Allontanandoci sempre più dall'utente smaliziato, e virando verso la massa (a cui, ripeto, il device non è, per me, assolutamente rivolto), il voto va a risentire di quei difetti (o momentanee mancanze) che ho evidenziato nei vari focus finora pubblicati (ed anche in questo articolo), cadendo in picchiata verso la scarsa sufficienza. E questo lo si può rilevare dai voti assegnati da alcune testate mondiali.

Il device, insomma, risentiva della forte concorrenza di dispositivi a prezzi più economici e dotati di sistemi più rodati.

Ma jolla offriva un'esperienza unica.

19 giugno 2014: la recensione di Sailfish OS


E quell'esperienza unica che jolla poteva offrire andava sotto il nome di Sailfish OS.

Per questo motivo decisi di approfondire il discorso e di mostrare come i ragazzi del team di sviluppo, partendo dal predecessore MeeGo, erano giunti al nuovo sistema operativo.


Non solo organizzazione delle schermate, ma anche gestures ed altri concetti di interazione erano stati modificati o aggiunti rispetto al passato. E per il meglio!

MeeGo ereditava alcune componenti della UI da sistemi precedenti e seppur avesse introdotto alcuni gesti per muoversi tra le applicazioni, esso necessitava di barre del titolo per indicare dove ci si trovava, oppure di tab e tasto back per muoversi all'interno delle sezioni di una app.

Tutti concetti che in Sailfish sono stati eliminati e sostituiti con nuovi gesti (long hold, flick, swipe, peek) e nuove modalità di interazione: pulley menu, finestre di dialogo flickable, menu secondari via pressione prolungata del dito sullo schermo, e così via.

Viene richiesto un consistente apprendimento iniziale ma, una volta entrati nell'ottica, la gestione del telefono (soprattutto con una mano) diventa immediata e molto più efficace rispetto agli OS più blasonati.

07 settembre 2014: personalizzazione


Terminata la fase di recensione, continuava quella di utilizzo quotidiano del dispositivo. Al tempo avevo sottomano anche il motorola moto g, un device ben rodato: ma io decisi di continuare ad utilizzare come primo dispositivo lo jolla.

La start-up finlandese, intanto, decideva di rendere pubbliche le specifiche per realizzare TOH custom (TOH Developer Kit) da parte di chiunque avesse la possibilità di fabbricarne.

E tante idee iniziarono a spuntare fuori dalla community.

Inoltre, tutta una serie di accessori ufficiali (come altre TOH colorate o le custodie realizzate da produttori partner e back-cover multi-materiale) venivano messe in vendita sullo shop on-line di jolla.
Ma erano quelle pensate dalla community il vero valore aggiunto: back-cover stile Lego, o in colorazioni e materiali ricercati. Oppure con pattern grafici, con display secondario OLED per mostrare le notifiche, e così via.

Il lavoro della community non si limitava comunque al solo sviluppo di accessori: Sailfish, sistema operativo open-source, poteva essere portato anche su dispositivi differenti dallo jolla. E diversi sviluppatori, con l'aiuto di jolla stessa, avevano iniziato il porting dell'OS su device Android per i quali era disponibile la CyanogenMOD.

Jolla pubblicò, quindi, un Hardware Adaptation Kit che facilitasse questa procedura.

Inoltre, la start-up voleva "diffondere il verbo" in più modi possibili: per questo motivo annunciava l'inizio degli sviluppi di un launcher alternativo per Android, che potesse in qualche modo mostrare ai possessori di un telefono del robottino verde le potenzialità delle gestures e degli altri concetti di UI e UX di Sailfish OS.


Era anche ora di espandersi sul mercato e jolla approdava in Kazakistan, Italia e ad Hong Kong. Ribassando anche il prezzo a 339€ ed aggiornando nuovamente il firmware alla versione 1.0.8.

A quel punto alcune TOH custom erano pronte alla vendita, mentre di nuove ne venivano annunciate: la FMTOH e la TOHKBD!


Era giunto per me il momento di analizzare nel dettaglio il mondo della personalizzazione dello jolla phone, e così ne approfittai per pubblicare un video dettagliato sul funzionamento delle TOHs.


Qualche settimana dopo jolla sbarcava ufficialmente anche in India; la SolarTOH si aggiungeva alle sperimentazioni della community; ed i porting dell'OS spaziavano ormai sui principali dispositivi nexus (4, 5, 7) e su diversi altri modelli.

Si stava avvicinando novembre e lo SLUSH 2014 era alle porte: jolla era venuta allo scoperto 2 anni prima proprio nella stessa vetrina, e l'anno successivo ne aveva approfittato per ufficializzare sistema operativo e telefono.

Le aspettative per la nuova edizione erano perciò molto alte! E per l'occasione un piccolo hotfix-update (1.0.8.21) fu rilasciato per risolvere delle criticità importanti (come la shellshock).

31 ottobre 2014: stella launcher


Jolla a questo punto aveva qualche problema con gli avanzamenti del proprio OS: il passaggio ad una versione più recente delle librerie su cui era costruita l'interfaccia stava ritardando eccessivamente il rilascio di nuovi update.

Per questo motivo si ideò una nuova modalità di richiesta di aggiornamenti.

Il firmware 1.1.0 (la versione 1.0.9 era stata scartata in fase RC) poteva essere richiesto manualmente facendosi abilitare l'account per la sua ricezione.

In contemporanea, finalmente veniva pubblicato il launcher per Android, lo Stella Launcher, rivelando una partnership con Rovio, firma dietro il popolarissimo gioco Angry Birds.



Installai il launcher sul mio moto g e ne approfittai per mostrare in video le differenze con il sistema operativo vero e proprio. E devo ammettere che il lavoro fatto dal team di sviluppo era notevole: non solo erano state ricreate alcune gestures ed anche la gestione del multi-tasking, ma erano stati riprodotti il drawer delle app e le schermate laterali dedicate al branding.

Nel frattempo spuntavano fuori ulteriori dettagli sulla TOHKBD (sarebbe stata finanziata via crowd-funding), iniziavano le vendite per la SolarTOH e la LeTOH, mentre il software di controllo della TOHLED -già acquistabile- veniva aggiornato con regolarità.

E visto che Nokia pubblicava le proprie mappe HERE su Android, anche jolla -indirettamente- poteva godere finalmente di un navigatore satellitare completo.

18 novembre 2014: magnetic-lens TOH


Il DIY è sempre stato parte del DNA di jolla e del suo smart-phone, anche se la start-up non ha mai prodotto accessori differenti dalle semplici TOHs colorate con ambience dedicate.

La community, al contrario, dalla pubblicazione del TDK (developer kit per la creazione di TOH personalizzate), ha espresso tutta la propria creatività proponendo soluzioni di ogni forma, colore e funzionalità.

Una cover in particolare aveva colpito la mia curiosità.

Visto che il reparto fotografico dello jolla phone era valido, avevo adocchiato alcune lenti magnetiche che potevano essere agganciate ad un qualsiasi smart-phone, e che permettevano di giocare con qualche effetto aggiuntivo.

Capitava "a fagiolo" una piccola azienda che produce prodotti stampati in 3D, Shapeways: essa aveva realizzato delle TOHs che permettevano di agganciare proprio lenti di quel tipo.



Ne approfittai per acquistarne una e pubblicare un video a lei dedicato.


Ma lo SLUSH era arrivato, e jolla ne approfittò per presentare sul palco un nuovo dispositivo: era passato un anno dalla presentazione del primo telefono, ma questa volta l'interesse si era spostato da un'altra parte.

Lo jolla tablet.

Il nuovo dispositivo (solo Wi-Fi) permetteva fondamentalmente due cose: 1) espandere il mercato di jolla anche in quei paesi in cui non era riuscita ancora ad arrivare a causa delle mancanti e necessarie certificazioni per le reti cellulari locali, e 2) espandere l'ecosistema a prodotti con dimensioni e risoluzioni dello schermo differenti.


Veniva lanciata una campagna di crowd-funding per finanziare il progetto: jolla non poteva sostenere da sola tutti i costi di produzione ed essenzialmente aveva anche la necessità di valutare l'investimento. Pochi interessati sarebbe equivalso ad un flop gigantesco, tanti interessanti alla raccolta di un bel gruzzoletto per avviare la produzione.

In più, al tablet corrispondeva un'equazione alquanto golosa: nuovo hardware = nuova versione di Sailfish (2.0) prima o poi in arrivo.

E la campagna fu un successo fin da subito: tant'è che la cifra richiesta fu superata senza problemi, garantendo vita al nuovo progetto. Ma non solo visto che nuovi finanziamenti (per un valore complessivo di $12.4M) da Europa ed Asia andavano a rimpolpare le casse della start-up.

23 dicembre 2014: dopo 6 mesi d'uso


Era arrivato il momento di fare un recap complessivo di tutto ciò che era successo negli ultimi 6 mesi.

Jolla apriva un blog ufficiale per interagire meglio con la propria community (ed il blog andava a bilanciare il portale together presente fin dall'inizio ed usato per la segnalazione di bug e richieste per l'indirizzamento degli sviluppi), e rilasciava per tutti gli utenti l'update 1.1.1 di Sailfish OS con a bordo le nuove librerie grafiche QT5.2.

Io ne approfittai, quindi, per mettere nero su bianco (o, volendo, audio su video) quello che era il mio pensiero sullo stato dell'arte.

Si avvicinava il Natale e la start-up ribadiva con i fatti quelle che erano state le fondamenta stesse della propria natura:
Jolla si conferma essere una di quelle realtà che hanno caratterizzato il cambiamento del mercato degli ultimi anni: crowd-funding, passione, avvicinamento ai propri utenti, e-commerce ed aggiornamenti frequenti sia lato software sia con la comunicazione sui social network.


Passato il Capodanno, l'azienda doveva preparasi per il MWC 2015. E questa volta non partecipava più come sconosciuta, ma come realtà che si era guadagnata la stima e l'interesse da parte di molti.

Intanto il prezzo del dispositivo veniva nuovamente ribassato a 249€, e due nuove TOHs ufficiali venivano aggiunte nello shop on-line.

Inutile dire che tra guide, applicazioni, patch, TOHs non ufficiali e così via, la community era più attiva che mai!



A questo punto si avvicinava anche San Valentino e -in edizione limitata- spuntava fuori una variante Stella Edition del telefono.

La mia fidanzata, intanto, bramava qualcosa e ben presto mi fu chiaro cosa: sgraffignando una delle TOH color aloe che mi erano state regalate da jolla, aveva disegnato su di esse il mio avatar.

Ed il risultato era spettacolare!


Jolla rendeva ufficiale la decisione di pubblicare i firmware futuri in anticipo per un gruppo di utenti tester (gli early adopters), che potevano autonomamente decidere di scaricarli ed eventualmente riportarne bug. Dopodiché, una volta verificato il funzionamento generale, lo stesso aggiornamento poteva essere distribuito a tutti gli altri utenti.

Con tale tecnica veniva rilasciato il nuovo firmware 1.1.2, che portava una nuova app meteo e relativo widget nell'area delle notifiche, un nuovo browser web, e la possibilità di personalizzare i toni delle ambience.


Ma era tempo di Mobile World Congress. E qui jolla si mostrò ben preparata!

Le novità annunciate sono state talmente tante che si è fatta quasi fatica a stargli dietro: anteprima dal vivo del tablet, anteprima della nuova UI di Sailfish OS 2.0 (ancora in fase alpha) anche sullo jolla phone e -via porting- sul nexus 5, il nuovo progetto Sailfish Secure, ma soprattutto l'avvio di partnership con OEM per la creazione di nuovi dispositivi di terze parti per i mesi a venire.



Passa un mese e puntuale come un orologio svizzero ecco arrivare un nuovo update firmware, versione 1.1.4 (la 1.1.3 era stata scartata in fase RC), e con esso la nuova tastiera split in landscape, le mappe anche in orizzontale, il supporto al push per le email con protocollo IMAP, e nuove animazioni grafiche.

Insomma si comincia ad assaggiare qualcosa di quella che sarà l'incarnazione 2 del sistema operativo.


Nel frattempo viene riaperta e poi si conclude nuovamente la campagna di crowd-funding del tablet; jolla sbarca in Namibia estendendo ancor di più i mercati coperti; e la start-up avvia un contest per selezionare un set di fotografie dalla community da utilizzare come sfondi per la futura major release del proprio OS.

08 maggio 2015: confronto con Ubuntu Touch e Firefox OS


Dall'inizio dell'anno stavo cominciando ad utilizzare anche altri due dispositivi, il mozilla flame ed il bq aquaris e4.5. I due terminali avevano preinstallati i sistemi operativi di mozilla e canonical, rispettivamente Firefox OS ed Ubuntu in versione per dispositivi touch.

Essendo, assieme a Sailfish, OS alternativi e di nicchia nonché alla ricerca di una propria identità, non potevo non metterli a confronto, cercando di capire quali siano le differenze lato UI e UX, ma anche l'approccio stesso all'ideazione e sviluppo dei rispettivi ecosistemi.

Jolla con Sailfish OS, a mio avviso, è quella che ne è uscita vittoriosa. Ma di poco.

La realtà dei fatti è che ormai il mercato è veramente competitivo e diventa sempre più complicato riuscire ad emergere. Sailfish ha dei punti di forza, ma allo stesso tempo le due piattaforme direttamente concorrenti hanno i loro pro.



Negli ultimi giorni Jolla ha stretto accordi per entrare con più forza nel mercato russo. Alcuni nomi famosi come Photofunia e Spotify si sono affacciati e stanno rilasciando client nativi per la piattaforma, il che significa che l'ecosistema comincia ad interessare seriamente.

Con il rilascio del firmware 1.1.6 (anche questa volta, l'1.1.5 è stato scartato in fase RC) si è andato a stabilizzare ancor più l'OS e ad iniziare un processo di aggiornamento di tutte le app core che non venivano "toccate" da diverso tempo. Proprio in preparazione dell'arrivo del tablet.

In tal proposito, è nato un programma di prestito del tablet agli sviluppatori più attivi (Jolla Tablet Developer Device Loan Program), così da facilitare fin da subito la creazione di applicazioni ottimizzate per il nuovo formato.

Jolla, oltre alla sopracitata Russia, ha ufficializzato un accordo anche in Sudafrica e, dopo quasi un anno dalla sua ideazione, sono iniziate le spedizioni della TOHKBD.

Ed eccoci ad oggi...

19 giugno 2015: futuro e conclusioni finali


Dire che cos'è jolla oggi è forse più facile rispetto ad un anno fa: un piccola realtà che lotta per portare i propri valori e le proprie idee in un mercato completamente assoggettato a filosofie e dinamiche dettate dal volere di aziende di altri continenti (più precisamente il software dagli USA e l'hardware dall'Oriente).

Durante l'ultimo anno e mezzo sono cambiate diverse cose: la start-up finlandese era disposta a lottare con il proprio OS ed il proprio telefono. Ma l'abbassamento del costo dell'HW e la diffusione sempre più ampia degli ecosistemi concorrenti hanno portato ad un riassorbimento degli sforzi.

Niente più HW proprietario (al momento), ma licenze OEM a produttori terzi così da ridurre gli investimenti in determinati ambiti e concentrarli sul solo sviluppo del sistema operativo.

Nella stessa ottica rientra anche il tablet, non più finanziato per la maggiore con i propri fondi ma grazie al contributo di quelli che ne saranno i fruitori. E per la prima volta anche al di fuori dei soli mercati di vendita del telefono.

Quello che nel tortuoso percorso affrontato fino ad oggi è, forse, un po' mancato è un supporto maggiore agli sviluppatori: jolla ha creato un ottimo OS, ha portato concetti come le TOH, ma poi si è fermata lì per troppo tempo ad aspettare il contributo dall'esterno.

Contributo che è arrivato da una community compatta e motivata, ma ancora non abbracciato da entità più grandi.

Il team era esiguo, ma le 100 e poco più persone hanno seguito la creazione, vendita e post-vendita del telefono, la creazione di una community forte, le tantissime segnalazioni di bug e fix e proposte per sviluppi futuri, le partnership con produttori terzi per gli accessori ufficiali, il progetto del launcher per Android ed il porting dell'OS su device terzi, la creazione ed il finanziamento del tablet, le partnership con distributori al di fuori della Finlandia e in alcuni paesi BRICS per il telefono e per il licenziamento dell'OS, la re-ingegnerizzazione di Sailfish dal ramo 1.x al 2.x...

Tanto di cappello!
La mia speranza ora, però, è che lasciando indietro lo sviluppo, la vendita e post-vendita di dispositivi, l'aver spostato sulla community il compito di evangelizzare l'OS, e la non più necessaria esplorazione di modi alternativi per pubblicizzarsi (come il launcher Stella per Android, visto che ormai jolla è un nome conosciuto), il team possa impegnarsi maggiormente sul supporto a coloro che possono aiutare ad espandere l'ecosistema.

Senza applicazioni non si va molto lontano, ed io rimango convinto che la soluzione Android support non sia un buon compromesso (per BlackBerry non ha funzionato).
Io ad esempio non l'ho più reinstallato dopo il periodo di recensione dello jolla phone.

Gli aggiornamenti continui di Sailfish sono, invece, un ottimo aspetto perché rendono viva e costante l'attenzione sul prodotto e portano poche novità per volta, anziché tutte assieme in blocco una volta l'anno (come accade in altri lidi). Progetti come Sailfish Secure ed ogni altra attività non più rivolta solo a sponsorizzarsi, ma a creare servizi e dare valore alle basi ormai gettate a terra, sono strade su cui puntare il più possibile.

Sailfish OS 2, inoltre, dovrà dimostrare di essere maturo e portare rimedio anche a tante piccole mancanze (come il supporto al BT 4 LE per i wearable, una maggiore scelta per l'utente con un ampio parco di device, miglioramenti nelle applicazioni di sistema, maggior supporto per la community di sviluppatori, e così via).


Di seguito trovate il video conclusivo con le mie impressioni su jolla, dopo quest'intensissimo primo anno (e mezzo) di vita:


E voi che ne pensate?

Jolla ce la può fare a sopravvivere? Fatemi sapere il vostro parere nei commenti :)


E noi ci sentiamo presto!