28 marzo 2016

raspberry pi "3 model b" recensione - let's diy!


...e finalmente ci siamo!

Dopo averlo spacchettato, averne visto le caratteristiche tecniche e fatto un tour panoramico, è giunto il momento di capire come si comporta e trarre le dovute considerazioni finali.

Sì, ma di che cosa sto parlando?
Ovviamente della terza incarnazione del micro-computer dalle dimensioni di una carta di credito: il piccolo raspberry pi 3!




Era il 2006 quando a Cambridge, Eben Upton, Rob Mullins, Jack Lang e Alan Mycroft iniziarono a pensare ad un qualche dispositivo dal prezzo accessibile per riavvicinare i ragazzi al mondo dell'informatica. L'idea nasceva dal preoccupante declino anno su anno nel numero di iscritti al corso di Computer Science, ma soprattutto dal loro livello di capacità od interesse.

I tipici studenti degli anni 90 erano stati molto più smanettoni: fondamentalmente erano degli sviluppatori hobbisti ma con parecchia esperienza. Il panorama per quelli degli anni 2000 era invece cambiato notevolmente: lo studente tipico si era avvicinato al più al design di siti web.

L'evoluzione della tecnologia e l'avvicinamento all'informatica erano mutati nel corso degli anni: si era passati dallo studio e la curiosità per l'elettronica, al solo consumo video-ludico o al boom di Internet. Insomma, agli appassionati di informatica non interessava più capire il funzionamento dei computer, se non il loro unico uso passivo.



Dal 2006 al 2008 quello che i 4 docenti cercarono di fare fu progettare diversi prototipi di ciò che successivamente si tramutò nel raspberry pi: una piattaforma simile a quella dei vecchi PC degli anni 90 che potesse diventare un ambiente di sviluppo per avvicinare alla programmazione.
La svolta ci fu nel 2008 quando -finalmente- i chip pensati per i dispositivi mobili da un lato divennero molto economici da produrre e dall'altro talmente preformanti che risultava possibile costruire quella base valida per un computer economico ma anche sufficientemente potente.


Al gruppo si unirono Pete Lomas e David Braben, e nacque la fondazione Raspberry Pi, costituita proprio per rendere quel sogno realtà.
In 3 anni, siamo nel 2011, il primo modello di micro-computer entrò in produzione, grazie ad accordi con produttori partner, arrivando finalmente sul mercato ad un costo davvero sorprendente (35$) nella prima metà del 2012.

Da allora sono state vendute oltre 8 milioni di unità, sotto forma di 6 modelli.



Febbraio 2016: viene annunciata la terza generazione, il raspberry pi 3, che trasforma il piccolo progetto (completamente made in UK) in qualcosa di decisamente più grande.
Il SoC, nel corso degli anni, è passato da un'architettura single-core a 32 bit del primo modello al quad-core ma sempre 32 bit della seconda generazione del 2015, fino alla decisamente più moderna piattaforma quad-core a 64bit del pi 3. La RAM è quadruplicata dai 256 MB iniziali fino all'attuale GB, che rimane però condivisa con la GPU.

Ma è lato connettività che si è avuto il balzo maggiore: allo stesso prezzo e dimensioni dei vecchi modelli, non solo troviamo un processore molto più performante ma, ora, il micro-computer vanta un modulo Wi-Fi n + BT 4 LE integrato.



Il dispositivo richiede la presenza di un sistema operativo per funzionare, e la fondazione ha da sempre puntato su distribuzioni GNU/Linux.

Quella ufficiale è Raspbian, derivata da Debian ed ottimizzata per funzionare sull'hardware minimale dei piccoli raspberry pi. Ma la piattaforma completamente aperta ha attirato così tanto interesse nel corso del tempo che tantissimi altri sistemi operativi si sono aggiunti all'elenco di quelli compatibili: RiscOS, FreeBSD, Ubuntu sono solo alcuni dei tanti, ed ultimamente perfino Microsoft ha rilasciato una versione minimale di Windows 10, denominata IoT Core, studiata appositamente per device come il pi.
Senza contare il numero smisurato di accessori compatibili (veramente per tutti i gusti).



L'idea alla base, cioè quella di produrre un computer economico per avvicinare e riavvicinare i ragazzi allo studio dell'informatica, è diventata qualcosa di molto più ampio, stuzzicando l'interesse di tutti gli amanti del do it yourself. La facilità con cui è possibile estendere il piccolo dispositivo attraverso foto/videocamere, display e componenti esterne, grazie alle porte dedicate e al modulo GPIO integrato, hanno permesso e permettono a tutti i makers di dar vita ai più disparati progetti.




Robottini, droni, impianti di video sorveglianza, sistemi di automazione, computer kit, stazioni meteorologiche, dispositivi IoT, laptop o semplici server/cloud domestici (e non solo)...


La potenza fornita dal pi 3, le sue dimensioni compatte e gli irrisori consumi energetici (anche se superiori rispetto ai precedenti modelli, e che portano ad un riscaldamento maggiore durante l'uso più intenso) fanno del piccoletto una delle migliori scelte per diverse categorie di utenti e scopi: dal semplice computer, al media center o server domestico, da uno strumento per chi voglia imparare la programmazione a chi è amante dal retro-gaming o è compositore di musica. Ed ovviamente, per chi sa dove mettere le mani, hardware aggiuntivo può permettere la realizzazione di progetti amatoriali.

Nei giorni scorsi ho pubblicato sul mio canale YouTube un video dedicato proprio alle prestazioni del nuovo modello e in che modo la piattaforma raspberry pi possa essere sfruttata:



In generale, la fondazione Raspberry Pi ha dato nuova linfa al DIY poiché è riuscita nell'intento di creare una piattaforma che fornisca da una parte un ambiente di sviluppo per avvicinare all'informatica, e dall'altra una base di partenza per tutti i makers.





La terza incarnazione spinge sulla potenza, ammodernando/aggiornando le componenti core, come SoC e connettività, allo stesso prezzo del passato. E sono sicuro che questo porterà alla nascita di una incredibile quantità di nuove possibilità.
Magari qualcosa di simile al Alexa Voice Service di Amazon: il colosso dell'e-commerce proprio per la piattaforma raspberry pi ha rilasciato una guida per implementarlo.



Il raspberry pi 3 non sostituisce il precedente modello, che infatti rimane in vendita, ma vi ci si affianca dando vita a nuovi usi che possono richiedere hardware più performante e connettività integrata, soprattutto in vista dell'esplosione dell'IoT e della smart-home.

Il piccolo pi 3 è sicuramente un prodotto molto valido perché ad un costo irrisorio permette di tornare a "giocare" con l'elettronica e a dar sfogo alla nostra creatività. Le possibilità d'uso sono pressoché illimitate sia per gli amati del fai da te, sia per chi si limita a seguire tutorial online.

Se dovessi dare un voto numerico su scala decimale per valutare il pi 3, beh sarebbe sicuramente un 9. Le infinite possibilità, la versatilità del dispositivo ed il prezzo davvero contenuto ne fanno un acquisto imprescindibile per chiunque voglia avvicinarsi al mondo della programmazione, del DIY o voglia mettersi in gioco.

Le uniche sbavature -generalmente trascurabili- sono l'incapacità di riprodurre filmati in 4K (cosa che alcuni competitor fanno) e l'aumento di consumo energetico e temperature se sotto stress (a causa del nuovo SoC molto più potente rispetto al passato).


Bene, vi lascio alla mia video recensione:



Vi anticipo che nelle prossime settimane pubblicherò un articolo dedicato e dettagliato su alcune delle cose che è possibile fare con la piattaforma raspberry pi, con approfondimenti sui vari sistemi operativi supportati.


Prima di salutarci, vi lascio come al solito alle recensioni che ho trovato sul web:


A presto!
:-D