4 aprile 2016

Tutti abbiamo preso molti più impegni di quelli che possiamo portare a termine (cit.)


Bentornati!

Ebbene sì: dopo aver messo le mani sul piccolo raspberry pi 3 (e con cui sto ancora smanettando alla grande), ho finalmente trovato un po' di tempo da dedicare anche agli altri giocattolini sotto la mia lente di ingrandimento...

Quella di oggi, perciò, è una nuova puntata afterthebuzz!


È passato quasi un mese dall'ultima volta e devo dire che da allora di carne sul fuoco se n'è aggiunta un bel po'... Quindi è meglio non perdere altro tempo e dedicarci subito alle vere star di queste ultime settimane: le piattaforme sviluppate da google per l'intrattenimento domestico.

Google Cast & AndroidTV



La piattaforma Cast è uscita finalmente allo scoperto: inizialmente era legata al brand chromecast (visto che solamente i piccoli dongle multimediali di BigG la utilizzavano, tra l'altro presto in arrivo anche in India e Taiwan). Ora però, con la presentazione di vari device realizzati da produttori partner, google ne ha svelato la sua completa natura.
La stessa app Chromecast (disponibile sia per iOS che per Android) è stata rinominata in Google Cast tramite recenti update, e tutto il portale web ora è adoperato per sponsorizzare l'ecosistema di prodotti e servizi disponibili.



Che il cambiamento fosse nell'aria era chiaro da un bel pezzo, ma ora non c'è più possibilità di equivoco. Per quanto riguarda l'app, invece, non ci sono stati stravolgimenti, se non che ora la stessa permette di controllare qualsiasi device compatibile con il protocollo Cast.



Ma la vera novità è che Google Cast sta diventando una seria alternativa ai vari sistemi smart-tv oggi esistenti. Il primo partner dell'operazione è vizio che ha integrato Cast nella nuova line-up di TV per il 2016 (la p-series), tutti 4K e tutti con HDR. Si tratta di pannelli di fascia alta che saranno controllabili via tablet (sì, il telecomando viene sostituito da un piccolo tablet 7") e che non faranno altro che riprodurre contenuti solo tramite il protocollo sviluppato da BiG. Infatti, tali televisori non avranno il ricevitore per il segnale dall'antenna e fondamentalmente saranno poco più di monitor con integrata out-of-the-box la piattaforma di google (quindi controllabili in tutto e per tutto tramite l'app Google Cast).

Una mossa davvero curiosa e da tenere sott'occhio, anche perché la domanda sorge spontanea: e allora androidtv?

Nel frattempo timvision (nonostante i noti piani futuri), airparrot e l'app della cnn si aggiornano e diventano compatibili con il chromecast. Qui è presente un fix per i possessori di device con CyanogenMOD/OS affinché sia nuovamente possibile effettuare il casting dall'app Google Photo.

Nel qual caso ancora non foste possessori di uno dei vari dispositivi di google (qui trovate le differenze tra il chromecast audio ed alcuni concorrenti), wauki.tv rinnova la sua offerta per acquistare a prezzo ridotto il dongle di BigG. Oppure seguendo questa guida potrete provare ad utilizzare un vostro vecchio device Android come fosse un chromecast.



Ma come sappiamo bene, la piattaforma Cast è integrata all'interno di androidtv, l'altra piattaforma per l'intrattenimento domestico sviluppata a Mountain View (qui il mio confronto tra le due).
Io, come ben sapete, l'ho provata sul mio philips 50put6400/12 (qua la mia review del televisore) che proprio in questi giorni ha ricevuto un ennesimo update software (il quarto da quando è approdato nel salotto di casa).

L'ultimo firmware rilasciato da philips (purtroppo non si tratta ancora di Android 6.0 Marshmallow) non mi convince per nulla: per prima cosa il TV tende a crashare molto più spesso di quanto accadeva in precedenza (soprattutto durante la visione di Netflix, a sua volta recentemente aggiornatosi), ed inoltre -davvero non capisco il perché- è diventato impossibile spegnere il televisore.
Mi spiego meglio: sia pigiando il tasto power sul telecomando, sia sfruttando l'apposito interruttore posto dietro al televisore, il 50put6400/12 viene mandato in modalità stand-by. In precedenza, invece, il tasto power del telecomando poteva essere utilizzato per attivare lo stand-by, mentre l'interruttore sul televisore serviva per spegnere del tutto il TV. Adesso l'unico modo per metterlo completamente a nanna è quello di scollegare il cavo dalla presa di corrente (e tra l'altro non appena esso verrà ricollegato, il TV ritornerà in modalità stand-by)...


Se tale comportamento può essere comodo per chi fa un uso costante del televisore (o trova noioso attendere quei 30 secondi scarsi richiesti per una accessione completa), personalmente lo ritengo davvero fastidioso. Mi capita molto spesso di non utilizzare il TV per giorni e non capisco perché dovrei sprecare corrente elettrica (per quanto irrisori tali consumi possano essere, sia chiaro) per tenere in modalità stand-by uno strumento che non mi serve. Mah...

Spero che si tratti di un bug o di una scelta che philips abbandoni con il prossimo (e decisamente necessario) aggiornamento firmware.


Nel frattempo tp vision, la casa che controlla philips, ha aggiornato anche l'app companion per smart-phone che può essere utilizzata per controllare il TV. Adesso è possibile (almeno su iOS) inserire i principali comandi di controllo direttamente nello spazio dedicato ai widget: trovata simpatica e comoda (quando funziona... :P).

Ma non solo: anche google ha aggiornato la proprio app companion per televisori che sfruttano la piattaforma androidtv, con interessanti novità. E sempre BiG ha pubblicato sul Play Store l'applicazione backdrop che è presente di serie in androidtv (ma che non mi pare sia installata nei firmware di philips) utilizzata per mostrare dei gustosi salvaschermo sul televisore se esso risulti inattivo per un po' di tempo: ora tale app potrà essere aggiornata indipendentemente dagli update di sistema.
E parlando di aggiornamenti, con Android N arriveranno diverse chicche anche nell'incarnazione del robottino verde per i televisori: oltre al nuovo look delle impostazioni ed al supporto per il multi-account, probabilmente saranno implementati anche il picture in picture e la possibilità di registrare più contenuti in simultanea.



Mentre rimango in attesa di un futuro aggiornamento (fortunatamente/solitamente rilasciati su base più o meno mensile) per il mio philips 50put6400/12 (che in quello stato mi fa davvero infuriare), passo al prossimo tema...

Cardboard & Google VR



Negli uffici di Googleplex a Mountain View avranno pensato che il mese di Marzo fosse quello migliore per annunciare nuovi grandi cambiamenti: sarà l'arrivo della primavera o le pulizie di Pasqua (o più probabilmente il completamento della transizione in alphabet), ma anche per la piattaforma Cardboard (qui la mia review del visore v2 e qua le mie considerazioni dopo 6 mesi d'uso) ci sono state succose novità.



Tanto per cominciare BigG ha -finalmente- allineato la sua app companion Cardboard per iOS a quella presente da mesi su Android. La nuova release 1.2, infatti, in qualche modo si avvicina alla recente 1.8 disponibile per il robottino verde, portando nuovi demo (come quello in Artide) e tutta la gestione del discovery di nuove applicazioni VR scaricabili dallo store.

Molto più interessante, però, è il rilascio dell'SDK Cardboard proprio per l'OS di apple: in questo modo, anche gli sviluppatori del mondo della mela morsicata potranno facilmente implementare nuove app VR al pari di quelle per Android.

Perché questa mossa?
Beh tanto per cominciare è chiaro da mesi quale sia la strategia di google (e che vale per tutte le piattaforme sviluppate dal colosso americano): supportare al 100% i due ecosistemi che se messi assieme coprono la quasi totalità del mercato mobile, iOS ed Android.

Ma soprattutto perché la piattaforma Cardboard è stata decisamente ampliata: google ha annunciato VR View, la possibilità, cioè, di embeddare contenuti 360° o in realtà virtuale sia all'interno di app per device compatibili (con il suddetto SDK per Android ed iOS) ma anche all'interno dei siti Web.

Insomma da semplice progettino fai-da-te in cartone siamo giunti ad una vera e propria piattaforma che copre i due mondi oggi più utilizzati dagli utenti: quello Web e quello mobile.

Del resto, come ormai definitivamente chiaro, chiunque si sta lanciando sulla realtà virtuale (amazon, qualcomm, sky, netflix, hulu, mcdonald's, filmmakers indipendenti e non, le reti sociali, lo studio di nuove UI e l'immancabile mondo del porno), ed è chiaro che google voglia almeno una parte di quella torta, spesso anche giocando d'anticipo...

E, nonostante le trollate del primo Aprile, applicazioni/esperienze o proof-of-concept da provare in realtà virtuale continuano ad aumentare a vista d'occhio. Infatti è possibile:



Ma tornando nel mondo "reale", passiamo al triumvirato indipendente ed alternativo del panorama mobile...

SailfishOS, Ubuntu Phone & Firefox OS



Iniziamo con Sailfish OS (qui la mia anteprima della versione 2.x del sistema operativo) perché ci sono buone notizie: la partnership tra jolla e fairphone è ufficiale! Non si sa a cosa porterà e soprattutto le tempistiche, ma almeno è certo che la start-up finlandese ha trovato nel gruppo olandese un ottimo compagno con cui affrontare i durissimi mesi a venire.

Per quanto riguarda il turing phone o l'intex aqua, invece, non ci sono novità: ne sapremo di più nel corso del mese di Aprile. Così come non si sa nulla dell'avvio del rollout per tutti gli utenti del firmware 2.0.1.7 -o, volendo, direttamente del 2.0.2- per lo jolla phone (qui le mie considerazioni dopo un anno di utilizzo del telefono).
In compenso sono state pubblicate tutte le precise istruzioni per richiedere il rimborso per chi avesse partecipato al finanziamento dello jolla tablet. Tablet che ancora una volta soffre la piaga dei ritardi di spedizione, anche per quei pochi fortunati -o sfortunati a seconda dei punti di vista- che lo dovrebbero ricevere.

Se non altro la community attorno all'ecosistema del pesce-più-veloce-al-mondo è sempre molto attiva. Infatti abbiamo:



Se lo jolla tablet è stato un fallimento, in casa bq e canonical l'idea di portare Ubuntu Phone (qui la mia review del sistema operativo) su display più ampi non è stata abbandonata. Anzi!

Da fine Marzo è possibile preordinare il primo tablet al mondo con preinstallata l'incarnazione per dispositivi mobili della "distro umana". Il dispositivo è esattamente l'm10 presentato durante il MWC2016 di Barcellona e su cui mi sono soffermato più volte, ma è stata aggiunta la possibilità di acquistarlo in due varianti: una con schermo HD (a 259€) e l'altra con schermo full-HD (a 299€) con in più alcune piccole differenze lato SoC e reparto fotocamere.

Ho già espresso il mio parere al riguardo: io non l'ho ordinato e non lo acquisterò. Ma rimarrò in attesa di qualcosa di più adatto al mio stile di vita, nel quale sicuramente la convergenza potrà giocare un ruolo interessante. Ma di certo non sotto la forma di un 10"...


Dopo l'aggiunta del tablet a catalogo (anche in Italia), bq ne ha approfittato per limare al ribasso i prezzi degli altri due device Ubuntu Phone commercializzati: l'e5 e l'e4.5 (qui la mia review del telefono e qua le mie considerazioni dopo 6 mesi d'uso).

Nel frattempo si rimane in attesa dell'OTA10 il cui rollout dovrebbe iniziare nel corso della prima metà di Aprile portando con sé diverse novità, tra cui: l'inserimento di uNav e Dekko come applicazioni core, vari aggiornamenti per le altre app core e varie migliorie a Unity 8.

Update dopo update il sistema sta migliorando a vista d'occhio, così come il livello delle applicazioni presenti. Certo non siamo assolutamente ai livelli degli OS più blasonati ma, per un uso quotidiano senza troppe pretese, rispetto ad un anno fa le differenze si notano piacevolmente.

In più, la community di smanettoni e devoti all'ecosistema messo in piedi da canonical riesce a colmare alcuni dei gap ad oggi ancora presenti. Ad esempio:



Tristi notizie, invece, per Firefox OS & co (qui le mie considerazioni dopo un anno di uso del mozilla flame e del sistema operativo in versione 2.5).

In vista della dismissione del sistema operativo, parte dei dipendenti della fondazione che lavoravano proprio sullo sviluppo dell'OS sono stati licenziati o riposizionati su altri progetti (come quelli facenti parte del nuovo ramo Connected Devices).



È sempre malinconico leggere questo tipo di news :-(

Pebble Steel, Oneplus One ed Amazon Fire



Come appena detto, è davvero infelice leggere notizie di licenziamenti o riportare i momenti di difficoltà per quelle realtà che, un poco alla volta, sono riuscite ad entrate nelle nostre vite con i loro prodotti.
E purtroppo questo è anche il caso di pebble: la start-up nordamericana sta riducendo il numero dei propri dipendenti di ben il 25%!

Ci avevano raccontato che il mercato dei wearable sarebbe dovuto esplodere nel corso del 2014. Poi tutto era stato rimandato nel 2015. Ora che siamo nel 2016 la situazione è ancora più che vaga, e se qualcuno è riuscito a muovere numeri importanti (leggasi principalmente apple) molti altri stanno ancora cercando di capire come comportarsi.
Una cosa è certa: il mercato attorno al mondo del fitness è in forte ascesa, e non è assurdo leggere che pebble stia spostando il proprio focus esattamente in quella direzione. Prima con la piattaforma Health ed ora con i tagli mirati al personale così da ricollocare le proprie forze sui nuovi binari.

Nelle settimane scorse tutti gli orologi della casa (qui le mie considerazioni sullo steel dopo un anno di uso) hanno ricevuto Pebble OS 3.10 (qua la mia anteprima della timeline sui vecchi modelli), e recentemente l'os è stato aggiornato alla minor release 3.10.1 per correggere alcuni piccoli bug.

Inoltre, pebble ha rammodernato la UI dell'app companion per iOS, e così ha deciso di rilasciare un video per spiegarne il nuovo funzionamento.



Parlando di aggiornamenti, anche oneplus si è fatta bella rilasciando la prima beta della versione 3.0 di Oxygen OS (che porta in dote Android 6.0.1 Marshmallow) ma solo per il oneplus two. E allo stesso tempo, cyanogen.inc ha ufficializzato la CyanogenMOD 13 (qui 7 temi da provare!) anch'essa allineata al ramo 6.0.1 del robottino verde.

Quando -e se- tali firmware potranno arrivare anche sull'appena-ricomparso-sullo-store-ufficiale one (qui le mie considerazioni sul terminale dopo un anno) è tutto da capire... Così come è da capire se mai arriverà sul primo modello della start-up cinese la nuova applicazione oneplus gallery, per ora limitata al solo oneplus two.



Oltre alle due realtà appena citate, anche amazon ha rilasciato un piccolo update firmware per il fire 2015 (qui la mia recensione del tablet).

Durante il mese di Marzo è arrivato FireOS 5.1.2 con poche -ma sempre gradite- novità, come i classici bug fixes con miglioramenti alle prestazioni e la possibilità di salvare su memoria esterna microSD gli audiobooks (peso medio ~200MB) scaricabili dallo store.
Qui trovate la guida da seguire per effettuare manualmente l'update nel qual caso aveste smanazzato con root o modifiche di vario genere.


Sono passati 6 mesi dall'acquisto del piccolo fire e posso confermare la bontà del prodotto. Ma vi dico anche che lui ora ha un nuovo possessore: come già anticipavo poco più sopra (parlandovi del nuovissimo m10 di bq con Ubuntu Phone), i tablet non rientrano più -o difficilmente ci riescono- nella mia quotidianità.

Il formato dai 7" in su non è più necessario per coprire le esigenze quotidiane di gran parte delle persone, comprese le mie: i cosiddetti phablet hanno cannibalizzato il mercato delle tavolette e presto -probabilmente- anche io punterò ad uno di quei dispositivi per andare a riunire il mio tipico uso smart-phone con quello che prima avevo col tablet... Vi farò sapere!

Una cosa è sicura: così come ho fatto con tutti gli altri prodotti fin qui passati sul mio banco di prova, continuerò a seguire da vicino anche il fire; e state certi che fra 6 mesi pubblicherò anche per lui il mio ormai-classico-articolo dopo un anno dal primo contatto.


Per oggi è tutto... Ci sentiamo presto!